"Bomba termonucleare: al limite, la morte generalizzata coincide, per questo aspetto, con la condizione umana. Basta dunque mettersi in regola. Ritroviamo qui il primo e il più antico dei problemi. Arrivati all'infinito, ricominciamo da zero. Seconda variante del problema: l'autore del flagello universale non è più Dio, sono gli uomini. Gli uomini giungono finalmente ad eguagliare Dio, ma nella crudeltà. Dobbiamo dunque riprendere la rivolta delle antiche ere, ma stavolta contro gli uomini. Si invoca un nuovo Lucifero che neghi la loro potenza".
Dai Taccuini, luglio 1954 Albert Camus
Oppenheimer: il film del momento
Non so se sia appropriato definirlo un capolavoro ma certamente è un gran bel film.
Nolan costruisce una narrazione relativa alla fase di ideazione e realizzazione del progetto Manhattan, che ti tiene incollato allo schermo per 180 minuti, concentrato per non perdere nessuno dei dialoghi tra i protagonisti, stupendoti alla fine che il tempo sia fluito senza che tu te ne sia reso conto.
È un film documento che, almeno nella prima parte, presuppone la conoscenza di base del linguaggio scientifico relativo alla fisica del primo Novecento.
Se così non fosse lo spettatore ignaro verrebbe trascinato dal flusso narrativo in modo passivo.
In questa fase Nolan ha il merito di avere centrato la descrizione di un aspetto fondamentale della scienza moderna: l’organizzazione della Scienza.
Oppenheimer non è il Prometeo citato all’inizio del film, è invece colui che ha portato a compimento la rivoluzione scientifica moderna, che ha avuto inizio con Galileo.
Oppenheimer va oltre alla figura dello scienziato isolato, erede dell’alchimista medioevale, che opera nel proprio laboratorio con le sole forze del proprio ingegno, va oltre anche a Lavoisier che fondò la prima equipe scientifica della storia, riunendo all’Arsenal de Salpètre fisici, chimici e matematici e diventa il deus ex machina di un progetto che ha coinvolto duemila scienziati.
Ritengo quindi assurda l’affermazione di qualche critico che scrive di un film che parla di scienziati ma non di scienza, di politici ma non di politica.
Oppenheimer testimonia che indagare le forze fondamentali della fisica presuppone una organizzazione e relativi costi che un singolo stato difficilmente sarà in grado nel futuro di sostenere.
La seconda parte del film affronta invece la dimensione etica delle conseguenze connesse con la realizzazione della bomba atomica, riflessione che coinvolge Oppenheimer, i suoi collaboratori, militari e politici.
Poiché il film non è temporalmente sequenziale (avrebbe potuto esserlo in un film che parla di meccanica quantistica?) si comprende sin dall’inizio il ricorso alla narrazione cromatica: con le riprese a colori siamo gli occhi di Oppenheimer che guardano il mondo, viceversa con le scene in bianconero.
Per comprendere appieno questa parte vale la pena rileggersi o riguardarsi l’opera teatrale di Frayn: Copenaghen.
Copenaghen
L’incontro tra Bohr e Heisenberg è storicamente avvenuto nel 1941, ma nessuno sa con esattezza cosa si siano detti il grande fisico danese e il suo allievo tedesco.
Forse Heisenberg si è recato a Copenhagen per riferire a Bohr che i suoi studi lo avevano portato a concepire almeno a livello teorico la possibilità
della scissione dell’atomo, forse voleva conoscere a che punto era giunta la ricerca in Occidente o forse ribadire che pur in possesso delle conoscenze che avrebbero consentito ai tedeschi di costruire la bomba atomica, lui, avrebbe rallentato tale processo per impedire che la bomba finisse nelle mani di Hitler.
Qualcuno ha scritto in questi giorni di un possibile, non forzoso, parallelo tra il principio fisico di indeterminazione di Heisenberg e l’indeterminatezza del pensiero umano.
Così come non è possibile conoscere il comportamento di un oggetto fisico(se conosci la posizione della particella devi rinunciare a determinarne la velocità e viceversa), allo stesso modo è impossibile conoscere appieno i processi che regolano il comportamento umano.
Il piano narrativo della seconda parte del film ci porta a considerare il dilemma etico vissuto da Oppenheimer e il suo comportamento, apparentemente contraddittorio, e lo fa con grande intelligenza.
Nolan non vuole essere un affabulatore, non vuole condurci dove secondo lui è la verità, non ci affida nessuna verità preconcetta.
Tutt’altro, ci pone di fronte una ricostruzione minuziosa di fatti e testimonianze.
Sta alla nostra intelligenza farne buon uso e cercare una risposta che ci soddisfi.
Una risposta che sarà sempre parziale.
Da ultimo: è evidente che il film strizza l’occhio ai “giudici” di Hollywood, in chiave premio Oscar. Nolan dirige un film costruito sulla percezione diffusa di una tragedia immane che la guerra in Ucraina potrebbe scatenare.
Ma, allo stesso tempo, in una breve scena di un dialogo tra Oppenheimer e Fermi, avvenuto a Chicago, nel laboratorio diretto dal fisico italiano, nel momento in cui Fermi realizza la pila atomica, Nolan lascia intravvedere, oltre alla realizzazione della bomba, anche la "ricaduta pacifica" della avvenuta scissione dell’atomo, che consentirà di costruire centrali atomiche per la produzione di energia.
Comments