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Immagine del redattoreClaudio Carabelli

Deformare, per illudere

Aggiornamento: 21 gen 2023

Entrare alla National Gallery di Londra, salire quelle imponenti scale, guardare sotto e osservare da quel punto prospettico privilegiato i visitatori, considerare che ognuno di loro condivide le tue aspettative: fremo in attesa di pormi di fronte all'opera prescelta.

Ho bisogno di credere che la vita si rispecchia nell'arte: nella pagina della Recherche, nel frame di C'era una volta in America, nella nota di Gabriel's Oboe.

Siamo tutti alla ricerca di una via di fuga, perchè tutto dipende dai punti di vista.


Già al tempo di Augusto, Vitruvio riportò nella sua Architettura che i piani alti degli edifici osservati dalla strada e gli uomini sulla strada osservati dai piani alti, ci sembrano paradossalmente schiacciati.

Nella Storia naturale, Plinio il Vecchio narra lo stupore del pubblico quando una statua di Atena, scolpita da Fidia con corpo e viso deformi, apparve perfetta dopo la sistemazione sulla colonna alla quale era stata destinata.

Il Quattrocento, con Brunelleschi, Leon Battista Alberti e Piero della Francesca, ha aperto la via matematica alla prospettiva.

La serva padrona, la definirono Boncinelli e Bottazzini, ricordando il fascino e il potere della Matematica, sempre a disposizione di tutte le Scienze ma nel contempo facendosi "padrona in casa d'altri".

In geometria, l'anamorfosi è una corrispondenza ottenuta proiettando da un centro di proiezione i punti di una figura, su una porzione di superficie piana o curva, sulla quale si ottiene una figura corrispondente punto per punto a quella proiettata, ma deformata rispetto a questa.

Ne fanno uso talvolta i pittori per realizzare affreschi destinati a essere visti di scorcio o dipinti su superfici curve, per creare delle illusioni ottiche.

E' un tipo di rappresentazione pittorica realizzata secondo una deformazione prospettica che ne consente la giusta visione da un unico punto di vista, risultando invece deformata e incomprensibile se osservata da altre posizioni.

Treccani


Lasciandomi alle spalle l'ala Sainsbury entro nell'ala Ovest, dedicata alla pittura dal 1500 al 1600.

Sosta dovuta di fronte al Salomè con la testa di san Giovanni Battista (Cesare da Sesto, who else?), ma poi proseguo fino alla meta: Gli ambasciatori di Hans Holbein il Giovane.


Jean de Dinteville e Georges de Selve, 1533



Questo enorme pannello quadrato è uno dei primi ritratti a presentare le figure umane intere in scala naturale.

E' un omaggio ai due diplomatici, ai loro interessi scientifici e non, e una testimonianza della brevità dell'esistenza (e della vanità dell'impresa intellettuale umana?).

La vita è breve, ma l'arte le sopravvive.

La figura rappresentata a sinistra della tavola è Jean de Dinteville, nobile francese, inviato dal re Francesco I a Londra, come ambasciatore, nell'aprile del 1533.

Enrico VIII si era da pochi mesi risposato con Anna Bolena.

La Santa Sede però non dichiarò nullo il precedente matrimonio e scomunicò il re inglese nel luglio dello stesso anno.

Seguirono gli atti del Parlamento inglese che portarono di fatto allo scisma anglicano.

Forse per comprendere meglio le vicende di questo periodo, Francesco I inviò il suo diplomatico di fiducia a Londra.

La figura alla destra della tavola rappresenta invece Georges de Salve, amico e connazionale del Dinteville, vescovo di Lavar, classicista.

I due amici esemplificano rispettivamente la vita attiva e quella contemplativa.


Sul mobile tra le due figure, Holbein il Giovane rappresenta una serie di oggetti che testimoniano i loro interessi ma sono anche la testimonianza della cultura dell'epoca.

Sullo scaffale più alto, forse da identificare con il Regno celeste, è rappresentato un globo celeste che mostra la costellazione del Cigno (Galacia).

La latitudine mostrata non è però riferibile a Londra, corrisponde invece a quella della Spagna o dell'Italia (superiorità della Chiesa cattolica?).

E' inoltre presente un compendio di strumenti astronomici, utili per la navigazione.



Si riconosce, da sinistra: la meridiana cilindrica (con la data dell'11 aprile, forse il venerdì santo), un quadrante utilizzato per determinare l'altezza del Sole sull'orizzonte, la meridiana poliedrica che indica due diverse ore del giorno (i tempi non concordano: su un lato si legge 9.30, sull'altro 10.30, ore di città diverse, Londra e Roma? O forse discrepanze riferibili alla limitazione della scienza umana?), il torquetum, strumento astronomico medioevale che rileva e converte le misure di tre coordinate (orizzontale, equatoriale ed eclittica) per determinare l'ascensione retta e la declinazione dei corpi celesti.

La rappresentazione della forma poliedrica della meridiana è un'altra manifestazione della maestria di Holbein nella scienza della prospettiva.

Sulla destra dell'immagine si può notare un libro chiuso, sul quale è appoggiato il braccio destro del vescovo: è possibile leggere la sua età (Aetat it suae 25).

Quella del Dinteville è riportata sul pugnale che tiene nella mano destra (Aet suae 29)



Sullo scaffale inferiore viene mostrato il Regno terrestre.

Il globo terrestre mostra i territori del Nuovo Mondo con la linea di demarcazione dei possedimenti spagnoli e portoghesi (1494), ma ad un ingrandimento maggiore appare anche la scritta Policy, feudo francese del Dinteville, nel cui castello era collocato il dipinto.

Sotto al mappamondo troviamo un libro semiaperto; si tratta di un libro tedesco: Aritmetica per mercanti, di Peter Pian.

Il volume è tenuto aperto da una riga a T, sulle pagine dedicate alla divisione.

E' un libro a stampa che mostra l'uso pratico dell'operazione.

E' stata scelta a caso la divisione? Probabilmente tale scelta fu dettata dal riferimento alle divisioni politiche e religiose del tempo.

Un liuto e una serie di flauti sono a testimoniare gli interessi dei due amici.

Una corda del liuto è rotta, tradizionale emblema di fragilità.

Il libro di inni religiosi davanti al liuto è aperto sull'inno di Martin Lutero Veni Sancte Spiritus, chiaro riferimento alle discordie religiose del periodo.



In primo piano, contro il pavimento a mosaico ispirato da quello dell'Abbazia di Westminster, si distende una sagoma non immediatamente percettibile.

Si tratta di un teschio anamorfico, abilmente deformato in modo tale che le sue vere sembianze possano essere percepite soltanto dal corretto punto di vista, dai lati della tavola.

Possibile riferimento a un emblema personale di Jean de Dinteville, sul cui berretto è appuntato un medaglione con l'immagine di un teschio, esso è anche un "memento mori".

Nel contesto pittorico, questa distorsione avverte lo spettatore che la realtà percepita dai sensi rivela il suo pieno significato solo se osservata "nella giusta prospettiva".

Un cenno di riconoscimento frontale alla apparenza terrena delle cose non è sufficiente.

La sapienza divina, la vera pace e la motivazione sono possibili solo per mezzo di Cristo (un crocefisso è raffigurato nel vertice alto di sinistra della tavola): questo tema è centrale in alcuni scritti di Georges de Selve, rivolti ai Cattolici e ai Riformatori ed è riportato anche in un discorso rivolto all'imperatore e al re di Francia, ai quali il vescovo chiedeva una pace spirituale dove tutti fossero riuniti del corpo di Cristo.


Ringrazio Umberto Misitano per la realizzazione del video sottostante: la presenza di una camera virtuale consente di porsi davanti alla tavola, spostarsi verso destra e da questo punto di vista percepire la figura del teschio.

Magia del digitale.








Bibliografia



The ambassador Hans Holbein il Giovane 1533

Una via di fuga Piergiorgio Odifreddi 2011 Mondadori.


National Gallery, guida 2000 NG








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