Le rilevazioni delle parrocchie
Sul finire del 1400 si cominciò a seguire l’uso di tenere “tavole genetliache” in cui venivano iscritti i nomi di tutti i battezzati, dei loro genitori e dei padrini sia in Italia sia in Francia; furono pure introdotti i “registri mortuari” nei quali venivano registrate le persone decedute.
Il Concilio di Trento (1565) accolse questa abitudine ed obbligò i parroci alla tenuta dei registri dei battesimi, dei matrimoni e delle morti.
Anche la neonata Chiesa anglicana, su ordine del cancelliere Thomas Cromwell, pretese dai suoi parroci, quasi contemporaneamente alla Chiesa cattolica, le stesse rilevazioni.
Graunt: la nascita della statistica
Si suole attribuire la nascita della statistica metodologica, cioè dell’attività che oltre a rilevare dati riflette sui punti sopra esposti, a Giovanni Graunt (1620-1674).
Egli, commerciante di tessuti, ma nominato capitano delle milizie civiche e socio della Società Reale di Londra, pubblicò nel 1662 la memoria ”Osservazioni naturali e politiche elencate nell’indice seguente ed eseguite sui bollettini della mortalità, dal capitano Giovanni Graunt, socio della Società Reale con riguardo al governo, alla religione, al commercio, allo sviluppo, al clima, alle malattie e ai vari mutamenti della detta città “ (Londra).
Graunt utilizzò i dati pubblicati settimanalmente, e di solito letti o per pura curiosità o per prevedere il sorgere di un’epidemia in città, e quindi prendere le debite contromisure quali quella di rifugiarsi nelle campagne.
Il fine di Graunt non era, invece, personale: egli tentava di ricavare da queste tavole regolarità scientifiche, quali l’inurbamento della popolazione contadina, il legame tra suicidio e professione, l’eccedenza tra le nascite tra i due sessi (eccedenza a favore delle femmine già intuita dai dati dei battesimi in Firenze e riportata dal Villani ma che ancora non era di dominio comune, anzi era convinzione che vi fossero tre donne per ogni uomo!) etc. L’innovazione di Graunt consiste nell’utilizzare nelle scienze sociali oggetto dei suoi studi, metodi logici e tecnici di tipo naturalistico, classificatorio ed induttivo che costituiscono il primo abbozzo scientifico della Statistica modernamente intesa. Egli si può quindi considerare l’iniziatore di una statistica “riflessa” che non si accontenta più di contare ma indaga, con metodi propri, per ottenere ulteriori informazioni... per far parlare i numeri, diremmo oggi!
L’indirizzo di studi nato da Graunt e del suo amico successore William Petty, fu denominato “Aritmetica Politica”, cioè ”l’arte del ragionare per mezzo di cifre sulle cose aventi attinenza col Governo” e fu caratterizzato dall’utilizzo del metodo empirico induttivo, proprio dellescienze naturali, matematizzando i dati dell’esperienza.
Maria Pia Perelli D’Argenzio
Istituto Carlo Cattaneo
L'Istituto, nato nel 1965, svolge ricerche e analisi sulla società italiana, sulla partecipazione e l’opinione pubblica, sulle istituzioni di governo e le policy che promuovono le libertà individuali, uno sviluppo economico sostenibile, la coesione sociale.
Elezioni 2022 I flussi di voto rispetto alle politiche del 2018 e alle europee del 2019
Indagine svolta fra 9 grandi comuni: Torino, Brescia, Genova, Padova, Bologna, Napoli, Salerno, Catanzaro, Catania.
Le elezioni politiche di domenica 25 settembre hanno restituito un ri- sultato inedito sotto molti aspetti. Un partito che 4 anni fa aveva circa il 4% diventa la prima forza politica con il 26%. Il Movimento 5 stelle che nel 2018 aveva ottenuto quasi un terzo dei voti validi, oggi supera di poco il 15%. Il soggetto politico guidato da Carlo Calenda, allora inesistente, ha ottenuto alla sua prima prova il 7,8%. In soli quattro anni, quindi, moltissimi elettori hanno modificato le loro scelte di voto. Ma questo cambiamento era in parte già avvenuto, in parte era stato preceduto da altri smottamenti. La Lega aveva ottenuto 17,3% del 2018, alle europee dell’anno dopo era arrivata fino al picco del 34,3%; il M5S che aveva registrato il suo miglior risultato nel 2018 con il 32,7%, l’anno dopo era crollato al 17,7%, quando buona parte dei suoi ex-elettori avevano favorito il successo leghista e contribuito a ricostituire una maggioranza elettorale di centrodestra.
I dati più interessanti che emergono dalla nostra analisi riguardano i tre partiti il cui elettorato è cambiato di più nel 2022. Nel caso di Fratelli d’Italia per la notevole crescita, nel caso di Azione-Iv perché prima non esisteva, nel caso del M5S perché è il partito che ha registrato la più ampia sostituzione di elettori rispetto alle tornate elettorali precedenti. Come vedremo, gli altri (FI, Lega) hanno soprattutto perso voti verso FdI o sono rimasti stabili (Pd).
Da dove arrivano i voti di FdI
Se guardiamo agli spostamenti dal 2018 (Fig 1), notiamo che in maggioranza si tratta di un rimescolamento interno al centrodestra: un gran numero di voti passa da Forza Italia e dalla Lega al partito oggi egemone nella coalizione. Di significato politico molto più rilevante è il flusso che proviene dal bacino elettorale del centrosinistra e in alcune città soprattutto dal M5s.
Nel Sud Italia mobilità elettorale elevata e una fedeltà partitica abbastanza debole
Si tratta con tutta probabilità di elettori già transitati verso la Lega nel 2019. Se infatti si osservano i flussi in entrata per Fdi dalle europee del 2019 il quadro muta (fig. 2): in questo caso si tratta in larga prevalenza di scambi interni alla coalizione di centrodestra. Gli ulteriori voti in arrivo da elettori ex- M5s e ex-Pd alla Meloni sono in genere limitati, almeno al centro- nord. Le città del Sud (si veda in particolare Napoli), si caratterizzano per una mobilità elettorale elevata e una fedeltà partitica abbastanza debole: in questo caso i voti in arrivo dal centrosinistra sono in numero maggiore. Ancora piè eclatante il caso di Catania, dove va considerato anche un effetto della candidatura al Parlamento di Nello Musumeci.
Riassumendo il grafico con i flussi dal 2019 si può dire che, grosso- modo, nelle città del centro-nord considerate in questa analisi, l’elettorato di FdI è formato per più dell’80% da elettori che alle europee avevano scelto già centrodestra: la parte restante si divide in misuravariabile tra recuperi dall’astensione e passaggi dall’elettorato di centrosinistra (generalmente, questi ultimi sono maggiori). Nelle città del centrosud considerate (ossia Napoli e Catanzaro) la fluidità elettorale è maggiore: la quota di elettori di Fdi che già nel 2019 aveva scelto centrodestra è di meno del 70%: più consistenti che al Nord sono gli arrivi dal bacino del centrosinistra.
Dove sono finiti i voti della Lega
Il partito di Salvini perde voti in varie direzioni. In particolare è, come già si è visto, ingente la perdita verso Fdi. Ma praticamente ovunque si registrano spostamenti di voti anche verso Forza Italia (rilevanti verso il Sud) e verso l’astensione. Meno generalizzati, ma presenti indiverse città, flussi di voti di più modesta entità che hanno come de- stinatari Azione e il Pd. Questi dati sembrano dunque mettere in luce che la mobilità eletto- rale tra il 2018 e il 2022 ha attraversato due fasi abbastanza diverse. Nella prima (tra il 2018 e il 2019) vi è stato un significativo travaso di voti dal centrosinistra (in particolare dal M5s) al centrodestra (di cui ha inizialmente beneficiato la Lega). Nella seconda (dal 2019 a oggi) gli schieramenti sono rimasti stabili mentre sono avvenuti importanti spostamenti di voti al loro interno: in particolare, il centrodestra ha visto Fdi “cannibalizzare” l’elettorato dei partner di coalizione, e in particolare quello – nel 2019 molto ampio – della Lega.
I flussi in entrata e uscita del PD
La percentuale di voti conquistata dal Pd nel 2022 è molto simile a quella del 2018. Dalle stime dei flussi di voto l’elettorato Pd appare abbastanza stabile. Il grosso dell’elettorato che ha votato per i demo- cratici nel 2022 lo aveva fatto anche nel 2018 e nel 2019. Tra i flussi in uscita il più rilevante è quello, ricorrente in ogni città, verso Azione: tranne un paio di casi in cui questo flusso si ferma al 7-8%, il flusso verso Azione ha coinvolto fra il 10 e il 20% degli elettori democratici. Tra i flussi in entrata, si segnalano recuperi di qualche rilievo dal M5s.
Da dove vengono i voti del partito 5stelle
Osservando i flussi rispetto ai risultati del 2018 emerge anzitutto che il M5s perde ovunque una larga quota di voti a favore dell’asten- sione. Una quota considerevole di voti si dirige verso il centrodestra: si tratta di voti che oggi, dopo aver, verosimilmente, premiato la Lega alle europee, premiano in prevalenza Fdi. Anche il Pd in genere rosic- chia quote di voti da questo elettorato ma in misura generalmente più modesta rispetto al centrodestra. Rispetto all’astensionismo, i flussi sono bidirezionali: in tutte le città il partito di Conte ha ingenti per- dite, ma in alcuni casi ha anche elevati recuperi da questo bacino: en- trambi i flussi sono indice di una forte contiguità di questo elettorato con l’area della protesta e della disillusione. Se ci concentriamo, come abbiamo fatto per Fdi, sui flussi in entrata (Fig 3 e 4), vediamo che sia rispetto al 2018 che rispetto al 2019, il M5S attinge sostanzialmente a due soli bacini: quello dei suoi elettori più fedeli e quello degli astensionisti. Non gode insomma di ingressi significativi da sinistra.
Da dove vengono i voti per Calenda
Azione è un partito nuovo, che non si era mai presentato alle elezioni prima d’ora. Quali sono i canali che hanno alimentato il suo eletto- rato? Collocato in posizione centrista, il partito di Calenda e Renzi aspirava a conquistare voti sia a destra sia a sinistra. Le stime dei flussi indicano che la quota principale del suo elettorato è arrivata dal Pd (la quota di voti di Calenda che arriva da questa fonte oscilla tra circa un terzo a circa la metà, a seconda della città considerata). Tut- tavia, sommando le sue tre componenti (Fdi, Lega, FI), anche elettori che nel 2019 avevano votato per il centrodestra, contribuiscono al risultato del partito di Calenda con una quota significativa di voti, pari in media a circa il 40% dell’elettorato della nuova formazione politica.
Chi ha alimentato l'astensione
Come in parte è già stato anticipato, i flussi in entrata verso l’asten- sione hanno un significato molto diverso a seconda che, come elezioni di partenza, si considerino le politiche del 2018 o le europee del 2019. Rispetto a queste ultime si osserva un ritorno alle urne di un certo numero di elettori: si tratta di “astensionisti intermittenti” che votano alle politiche ma non alle europee, ritenute evidentemente elezioni meno importanti: ad avvantaggiarsene sono in particolare Fratelli d’Italia e Movimento 5 stelle (che in questo modo compensa in parte le sue ingenti fuoriuscite). Rispetto al 2018 è interessante osservare quali sono i partiti che hanno maggiormente alimentato il rilevante aumento dell’astensionismo verificatosi nel 2022. Le nostre stime dicono che Lega, Forza Ita- lia e Movimento 5 stelle sono i partiti che hanno subito le perdite mag- giori verso il “non-voto” (per il partito di Conte, come si diceva, solo in parte compensate da flussi in entrata di segno opposto). Fratelli d’Italia e Partito democratico, invece sono riusciti a mobilitare maggiormente il proprio elettorato del 2018: solo in alcune città si osservano flussi, perlopiù di piccola entità, che da questi partiti si dirigono verso l’astensione.
Istituto Cattaneo
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