"Si cominciò col fare osservazioni sulla natura, l'utilità, l'impiego, le qualità degli esseri e dei loro simboli... l'industriosità dell'uomo applicata ai prodotti della natura per bisogno, lusso, divertimento o curiosità ha generato le scienze e le arti.
A seconda della natura dei loro oggetti formali, come dicono i logici, se l'oggetto va eseguito, l'insieme e la disposizione tecnica delle regole di esecuzione si chiamano arte; se l'oggetto deve essere puramente contemplato sotto diversi aspetti, l'insieme e la disposizione tecnica delle osservazioni relative a tale oggetto si chiamano scienza.
L'uomo non è che il ministro e l'interprete della natura; non intende e non agisce se non nella misura in cui ha conoscenza sperimentale o riflessa di ciò che lo circonda.
Lo scopo di ogni arte in generale, o di ogni sistema di strumenti e di regole cospiranti a un medesimo fine, è quello di imprimere certe forme determinate su una base data dalla natura; e questa base o è la materia, o qualche funzione dell'animo, o qualche prodotto della natura.
Voce: Arte, Diderot da l'Encyclopédie (1750/1772)
Grandi interpreti del cambiamento culturale e intellettuale illuministico, nel campo dell'architettura del '700, furono Etienne-Louis Boullée e Claude-Nicolas Ledoux, non a caso successivamente definiti "architetti rivoluzionari" o "architetti visionari".
Il cenotafio di Isaac Newton
Boullée progettò questo immenso monumento (1784) per celebrare l'uomo che agli occhi dell'Illuminismo, più di ogni altro, aveva contribuito a razionalizzare le forze dell'Universo; ispirato ai mausolei dell'antica Roma, l'edificio presentava una gigantesca cupola emisferica, simbolo della volta celeste, del diametro di ben 150 metri.
"Boullée si faceva portatore di una sentita esigenza di rinnovamento umano, possibile solo attraverso il ripensamento dell’ambiente fisico in cui l’individuo combatte per la propria felicità. La nuova architettura si poneva così al servizio del miglioramento generale, inseguito attraverso il concepimento di spazi finalmente utili, concretamente ed ideologicamente. Inediti spazi che non sono il risultato di timidi interventi migliorativi, quanto piuttosto gli elementi di una strutturazione, quasi ex novo, di un luogo ‘altro’, esteticamente gradevole, pragmaticamente funzionale e radicalmente simbolico."
Irena Brancasi, Università Firenze
La Brancasi scrive: "il cenotafio non fu realizzato a causa dell'inadeguatezza dei materiali e dei procedimenti di costruzione del tempo".
La Matematica francese del '700 si caratterizzava per la ricerca del calcolo e del suo impiego nella meccanica.
Il calcolo era stato fondato da Newton (e da Leibniz).
Sul continente si sviluppò particolarmente lo studio delle equazioni differenziali (calcolo differenziale e integrale), con nuovi apporti da parte di Lagrange.
Anche la Meccanica, come il calcolo, ebbe nuovi impulsi.
Quella basata sulle leggi di Newton si affermò in particolare nell’astronomia (Laplace); quella basata sulla conservazione e lo scambio dell’energia ebbe un ruolo di rilievo nell’ambito dell’ingegneria.
Nella formulazione delle proprie teorie, la meccanica guardava costantemente alle proprietà dei corpi fisici.
Non sono però in grado di affermare se queste conoscenze teoriche e pratiche potevano rappresentare strumenti validi per architetti ed ingegneri per integrare la progettazione e definire un progetto esecutivo del cenotafio.
Il legame tra l'architettura rivoluzionaria e il Movimento Moderno è stato ampiamente analizzato dalla critica.
Ed oggi... il Labirinto della Masone (Franco Maria Ricci, 2015) a Fontanellato di Parma: luogo di incontro fra arte e natura
Gli edifici del Labirinto della Masone sono stati progettati da Pier Carlo Bontempi, architetto di Parma noto e attivo su un piano internazionale che con Franco Maria Ricci ha condiviso l’amore per le forme classiche, per una tradizione italiana ed europea fatta di opere concluse ma anche di visioni e fantasie rimaste sospese e come in attesa.
Sia pure in tono minore, Bontempi ha concepito le architetture del complesso avendo presenti le utopie dei grandi architetti del periodo della Rivoluzione Francese: Boullée, Ledoux, Lequeu e l’italiano Antolini, autore di un visionario progetto del Foro Bonaparte a Milano (mai eseguito ma giunto sino a noi sotto forma di un volume di Bodoni).
"Nei primi anni Duemila, dopo aver annunciato il progetto affidandolo alle pagine della sua rivista FMR, l’editore dà seguito all’idea di realizzare un luogo che racconti il suo lavoro e la sua visione, che lo rappresenti e gli sopravviva. “Ci saranno rovine e bambù”, anticipa ai lettori, “all’ombra dei quali nasceranno un grande labirinto, una biblioteca e tante altre cose superflue”.
Si tratta dunque di un luogo multiforme: è un laboratorio editoriale, è un museo che ospita centinaia di opere d’arte datate dal Rinascimento al Novecento e spazi per mostre temporanee eclettiche e sorprendenti, come anche spazi per feste ed eventi. Il tutto circondato da uno straordinario labirinto di bambù: era il 1977 quando Ricci promise all’amico e collaboratore Jorge Luis Borges, scrittore argentino che più di chiunque altro seppe cogliere e raccontare l’essenza del segno labirintico, che un giorno avrebbe costruito il dedalo più grande del mondo proprio in quei campi in cui i due erano soliti passeggiare".
Il labirinto vero e proprio, che ho visitato recentemente lo scorso settembre, è costituito da oltre 300 000 piante di bambù.
All'ingresso viene consegnata una strip da fissare al polso, che riporta un numero di cellulare a cui telefonare in caso di smarrimento prolungato.
"Il percorso che muove verso il centro è tipico dei labirinti classici, di cui quello cretese a sette spire è l’esempio più noto, mentre la pianta quadrata dell’area percorribile rimanda ai labirinti romani. Il perimetro è a forma di stella, la Forma Urbis delle città rinascimentali che compare per la prima volta nel Trattato di Architettura del Filarete.
La forma a stella fu adottata da Vespasiano Gonzaga a Sabbioneta, dalla Repubblica Veneta a Palmanova in Friuli e dal Vauban nelle sue architetture militari. È guardando a questa tradizione che Ricci immagina la sua “cittadella”, il suo personale borgo della cultura con la sua piazza e la sua chiesa, protetto dalle impenetrabili mura di bambù. All’interno del parco, bivi e vicoli ciechi disorientano il visitatore, chiamato a scegliere la via giusta da percorrere: come accadeva nei giardini-labirinto del Rinascimento, anche nel Labirinto della Masone si è invitati a provare il piacere di smarrirsi tra la vegetazione.
L’uscita, il cuore del labirinto, coincide con la Piramide, una piccola cappella che evoca con la sua presenza l’antico legame tra Labirinto e Fede".
Sala Borges e sala Calvino
Una ricca biblioteca e una eclettica collezione d'arte, visitabile nel Museo annesso, completano la visita al Labirinto.
Franco Maria Ricci (1937-2020), nella foto con una signora sconosciuta (!), è stato un importante editore, bibliofilo, collezionista d'arte, oltre che ideatore del Labirinto della Masone a Fontanellato, il più grande del mondo.
Labirinti, dunque...
Che cosa è un labirinto? Mille cose insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mari.
Proprio lì, tra le macerie intrise di dolore, ci sarà un Grande Cretto fatto di una coltre bianca a protezione del cuore della città, che segue il tracciato urbano, con il fine di trasformare il luogo della tragedia in uno spazio di memoria.
Bibliografia
Antologia dall'Encyclopédie di Diderot e D'Alembert. Istituto Geografico De Agostini 1977
Carl Boyer Storia della Matematica Oscar Mondadori 1968
Una buona meta