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Immagine del redattoreClaudio Carabelli

CERN, lo pane de li angeli

Marco, un giovane scienziato di 27 anni, ingegnere, una bicicletta e l'LHC

(Large Hadron Collider).

È l'immagine più suggestiva che mi porto da questa agognata visita al

CERN di Ginevra.



Vi ricordate "Signore, io sono Irish, quello che verrà da te in bicicletta" dei

New Trolls?

Dieci anni nel tunnel e i suoi 27 km percorsi praticamente ogni giorno con

una bicicletta.

Grandioso.

Non è uno scherzo, ma quello che ha fatto Marco P. fino all'altro ieri.

Oggi, a quasi quarant'anni, ha altre competenze, altre responsabilità, ma

gli piace raccontare quelle pedalate a 100 m sotto terra, alla ricerca dei

problemi dell'acceleratore e delle sue possibili soluzioni.

LHC, macchina divina o infernale?

Macchina che non ha eguali al mondo, che ci ha consentito pochi anni fa di

dimostrare, oltre ogni ragionevole dubbio, l'esistenza del bosone di Higgs,

la particella di Dio e ci consente oggi, elaborando i dati raccolti, di

conoscerne le proprietà e, forse, riscrivere la fisica nucleare.

C'è una metafora della Scienza, quella dell'edificio della conoscenza, che

mi piace moltissimo: un edificio che ormai conta più di

duemilacinquecento anni, con moltissimi piani; ad ogni scoperta

scientifica, ad ogni teorema matematico risolto, si aggiunge un nuovo

piano: la nostra conoscenza della Natura, dell'Universo cresce...e

l'Inquilino (non uno dei tanti, ma il Supremo) in affitto deve abbandonare

quel piano. Ad ogni scoperta consegue uno sfratto. Con quella del bosone

di Higgs lo abbiamo sfrattato in mansarda. Ho la sensazione che la

prossima rivoluzione scientifica lo sfratterà definitivamente dalla natura,

da questo Universo o verosimilmente là dove è sempre stato: dalla mente

umana.

Ovviamente i miei amici credenti sorrideranno a leggere queste righe... e

così fate anche voi: Signore, io sono Irish, quello che non ha la bicicletta e

non vuole averla.

Cito ancora una volta quel maledetto/benedetto pseudo filosofo del '600,

tale Gottfried Wilhelm von Leibniz, che in una conversazione con amici,

ebbe a scrivere dei giovani della sua epoca "non vedo in questa generazione

alcuna promessa, ma solo delusioni". Naturalmente si guardò bene dal citare

per esempio il matematico trentacinquenne de l'Hopital che proprio in

quegli anni pubblicò il prima manuale di calcolo differenziale o Ole

Roemer, che a trent'anni, nel 1675, compì la prima misura della velocità

della luce.

Memore di questo illustre predecessore, ai tempi nostri, anche un ministro

della Repubblica, da aria ai propri denti e in una intervista dichiara la

propria perplessità sulle reali capacità dei giovani e successivamente

rincara il pensiero affermando che "il rapporto di lavoro è prima di tutto un

rapporto di fiducia. È per questo che lo si trova di più giocando a calcetto che

mandando in giro dei curricula".



Dopo aver visionato al mattino la CERN control room e il CERN cryo lab

ci concediamo in una giornata infernale (34 gradi...) una pausa pranzo in

una mensa del CERN: uno spazio grande come le piazze di Sesto.

Io, l'amico ing. Tiziano, suo figlio Federico e un giovane scienziato finlandese. Ci

guardiamo attorno e siamo sbigottiti: siamo nel luogo dove si fa ricerca teorica, la

più complessa, dove quasi ogni giorno il mondo fa un passo avanti nella conoscenza;

attorno a noi gli artefici: giovani di tutti i continenti, asiatici, africani, sudamericani e

ovviamente europei. Qualcuno sembra non avere neppure vent'anni, gli altri credo

non superino i trenta. Poche ragazze, lo dico con rammarico: un numero ancora

esiguo di giovani promesse della fisica.

Pazzesco: sembra impossibile che a loro dobbiamo questo progresso.



Anche al pomeriggio quando entriamo al CERN Superconducting Magnet Factory, i

tecnici che costruiscono gli strumenti per l'acceleratore sono giovani di trenta,

trentacinque anni.

Ogni tanto appare anche l'esperienza materializzatasi in qualche cinquantenne, ma

vi assicuro che sono mosche bianche.

Il meglio dei cervelli di tutto il mondo? No, è una immagine non veritiera. Non

bisogna essere tutti novelli Einstein per accedere al CERN. Certo bisogna

probabilmente essere intuitivi, sicuramente avere studiato, frequentato discipline

universitarie scientifiche, avere tanto entusiasmo e passione per la ricerca, ma qui c'è

spazio per molti.

Come non avere fiducia nei giovani?

Banalità: li guardi e capisci che sono proprio loro il nostro futuro.

Quello dell'Umanità.

Anzi come i Ginevrini amano dire.."il futuro della fisica sperimentale è già il presente".

Se non ricordo male il progetto CERN prende vita nel '54 (anno glorioso...) ed è

operativo 5 anni dopo: ad oggi grazie anche agli studi completati qui si conoscono le

particelle e le loro proprietà che si sono generate un milionesimo di secondo dopo il

Big Bang.

Questi strumenti necessari per la ricerca in fisica delle alte energie (acceleratori di

particelle e rivelatori) hanno generato in 50 anni...udite...udite..circa 3/4 g di

materia.

Per arrivare a questo risultato è stata impiegata una quantità di energia enorme.

Ora pensate alla massa di tutte le stelle, dei pianeti, dei corpi celesti esistenti in tutto

l'Universo e considerate quale poteva essere l'energia liberata dal Big Bang:

inimmaginabile.

Più che il doppiar de li scacchi s'inmilla, recitava il sommo poeta.

In questo centro si accumulano record su record.

Una curiosità rivelata dal CRYO LAB è che per potere garantire le proprietà dei

materiali superconduttori è necessario mantenerli a 1.8 gradi Kelvin: questo significa

che LHC è il luogo più freddo dell'intero Universo!

Ma tutto questo quanto ci costa?

La risposta in una intervista al direttore stesso del CERN, il fisico italiano Fabiola

Gianotti: poco più del costo di un cappuccino in un anno!

Il CERN ha una estensione notevole e da lavoro a 10 000 scienziati e tecnici:

praticamente un clone di Sesto.

Il costo totale annuo è poco meno di un miliardo di euro che, diviso per i cittadini

dei 21 Stati membri, da un costo procapite di circa due/tre euro!

Ecco quando pensiamo all'Europa, al sogno di Spinelli e tanti altri, quando

nell'Europa vediamo solo un Ente astratto che tiranneggia finanziariamente i suoi

cittadini, quando crediamo alla favola di poterne trarre vantaggio

uscendone...pensiamo a quel cappuccino e a quelle migliaia di giovani ricercatori

che oggi sono il sale della Terra.

Portare i ragazzi dell'ultimo anno dei Licei e degli Istituti Tecnici in visita al tempio

della fisica è un obbligo morale per i professori.

Bisognerebbe portare i ragazzi delle nostre 3 media; certo non posseggono prerequisiti

per capire in profondità tutti gli aspetti scientifici e tecnici.

Ma al CERN da qualche anno hanno definito un percorso anche per i tredicenni.

Hanno capito che si deve investire sull'orientamento scientifico già a questa età.

Hanno capito che far loro "toccare con mano" la vita di un ricercatore poco più che

ventenne, l'incontro con giovani di tutto il mondo, è l'antidoto migliore contro la

diffidenza tra i popoli, contro lo spettro dell'odio, per una scelta obbligata: quella

della pace nel mondo e la collaborazione tra gli Stati.

Ginevra è stata la città nella quale vivere, scelta da Rousseau, Calvino, Liszt e tanti

altri filosofi e artisti.

Quando ce ne andiamo, saluto Marco P. con una domanda: ma qual è la differenza fra

la poesia e la scienza?


Altre 5 ore di pullman ci attendono...

"Allora Tiziano, che ne dici della visita?"

"Spettacolare, relazioni molto tecniche ma comprensibili (lo dice con vera cognizione di

causa: ha fatto circa 666 domande a fisici e ingegneri!!! Mitico), ma manca qualcosa"

" Che cosa?"

" Manca il senso"

"Ma il senso è il metodo"

"Non mi basta"

...

"Fermate il pullman!

E fate scendere l'ingegnere collateral!"


PS: ringrazio la CISL FIR per l'opportunità della visita che grazie ad una

consolidata collaborazione con il CERN fornisce ai partecipanti la possibilità di

accedere ad una visita più approfondita e ricca di contenuti.

Grazie a Marco Gemelli, safety, security and Site Managment Ispra, organizzatore

perfetto.

Grazie a Marco P, a Mirko P, a Rosario P., scienziati che per un giorno hanno

rivestito il ruolo di guida.


Ginevra


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