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Immagine del redattoreClaudio Carabelli

didattico, colorato ed eccentrico



Nel 1847 l’inglese Oliver Byrne pubblicò il testo “The First Six Books of the Elements of Euclid”.

Un testo evidentemente dedicato alla Geometria, scritto da un professore di matematica (di cui si hanno poche notizie certe) e ingegnere.

Che cosa spinse Byrne a inventare l’edizione di Euclide più suggestiva di tutti tempi e a pubblicarla?

Se mai vi capiterà di avere fra le mani questo libro (io l’ho acquistato qualche anno fa da Taschen) non potrete fare a meno di rimanere suggestionati dal fascino che esercitano le sue immagini, i simboli e gli schemi colorati che sostituiscono le lettere e questo perché rendono di facile comprensione le regole matematiche astratte.

È lo stesso Byrne a scrivere nell’introduzione “questo mio lavoro ha un obiettivo più grande dell’avere introdotto delle mere immagini (nella Geometria, ndr), non abbiamo introdotto i colori esclusivamente per coinvolgere o per divertire con alcune combinazioni di tinte e forme, ma per assistere la mente nella ricerca della verità, per incrementare la facilità delle istruzioni e diffondere la conoscenza permanente.”

Per meglio dare un’idea di questo metodo e dei vantaggi connessi con la sua adozione Byrne cita come esempio la spiegazione delle proprietà del triangolo rettangolo, prima nel modo tradizionale e poi con il proprio metodo.





Sempre nell’introduzione l’Autore sottolinea la difficoltà nell’analisi di un testo matematico (non è sufficiente fidarsi unicamente della presunta struttura "logica" e intuitiva degli assiomi e dei teoremi di Euclide), difficoltà che possono a volte determinare una vera e propria repulsione nella mente dello studente. Ma suscitare la curiosità e risvegliare le giovani menti dovrebbero essere gli obiettivi primari di ogni insegnante. Per questo motivo Byrne insiste nel presentare la sua opera come introduttiva di un nuovo metodo per insegnare la Geometria, metodo che affianca e spesso sostituisce tout court la parola con l’immagine.

Qualcuno recentemente ha scritto che Byrne, nello scrivere questo testo, aveva pensato a come aiutare la figlia a superare le proprie difficoltà in matematica...

Bel gesto di un padre premuroso che dal 1847 viene offerto a tutti gli studenti.



Ma...

Il testo fu da subito aspramente criticato dal famoso matematico Augustus De Morgan e venne ignorato da Max Steck nella sua Bibliographia Euclideana.

Cajori, nella sua A History of Mathematical Notation 1928, scriverà che "l’Euclide di Oliver Byrne in simboli e diagrammi colorati non deve essere preso seriamente, ma deve essere guardato con curiosità."


Byrne ispirò altri autori in altri campi del sapere. Per esempio, dieci anni dopo, Edward Youmans pubblicò a New York un Chemical Atlas, nel quale i colori rappresentano gli elementi chimici e le figure visualizzano le quantità nelle loro appropriate proporzioni.




La precisazione che fa Byrne nella introduzione al libro, “assistere la mente nella ricerca della verità”, a posteriori, rappresenta l’idea base che debitamente approfondita diventerà il manifesto dell’arte di Mondrian (vedi post Mondrian in Atelier, in questo blog).

Byrne ha anticipato un linguaggio che sarà nominato nell’epoca moderna Neue Gestaltung.


Investire oggi sulla ricaduta didattica dell’Euclide di Byrne sembra una scommessa ardita o addirittura una provocazione.

La ritengo un’opportunità unica per quei professori che sono consapevoli che la storia della disciplina non deve rappresentare una sporadica comparsa, un effimero accenno culturale all’interno della programmazione didattica, ma è la cornice dentro la quale spesso affrontare l’argomento.

Anche se è sempre in agguato il narcisismo del docente, trovando un giusto equilibrio tra la cultura del professore e il minimalismo della proposta didattica si è in grado di realizzare lezioni veramente coinvolgenti: non solo per interesse, ma anche per una partecipazione a matrice costruttivista.

Io ho insegnato nella Secondaria di I grado e la scommessa me la sono giocata.

Ho scelto di fare lavorare i ragazzi di II media sulla proposizione XLVII del I libro: la dimostrazione euclidea del teorema di Pitagora.

La struttura logica elaborata da Euclide è molto chiara ma di difficile (è una sfida complessa anche per gli allievi migliori) comprensione per l’alunno della scuola secondaria di 1° grado.

In questo caso le tecnologie digitali (che affiancano il metodo Byrne) mostrano tutta la loro potenzialità: rendono visibili i nostri ragionamenti, incrementando l’immediatezza della comprensione e del consolidamento della conoscenza.

Prima disegnata la figura sul quaderno e poi costruita con GeoGebra 5, infine rappresentata alla Lim (o qualsiasi schermo interattivo).

I risultati? Superiori ad ogni aspettativa.

Lo dimostrano i lavori individuali e le relazioni alla lavagna interattiva.




Il testo riedito da Taschen è un’autentica opera d’arte, nella quale i nuovi linguaggi simbolici e gli schemi colorati, rivisitati dalla tecnologia, rappresentano oggi una fonte insperata per la ricerca didattica e metodologica del professore.


BIBLIOGRAFIA


Oliver Byrne The first six books of THE ELEMENTS OF EUCLID Ed. Taschen, 2010


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