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Immagine del redattoreClaudio Carabelli

...e con questa setaccio l'Atlantico a caccia di balene.

Aggiornamento: 14 lug 2019

Ricordo quei giorni 19/20/21 luglio 1969 e il mio entusiasmo "scientifico" di adolescente, allora quindicenne. Andai da mia bisnonna Angelina, classe 1881, e le riferii che l’Uomo aveva messo piede sulla Luna. Mi rispose che ero matto, al che non solo ribadii la veridicità della notizia, ma che a breve (sigh...) saremmo andati anche su Marte e oltre. Rispose con il suo dialetto: “Dua vulè ‘na? A ca’ del diavul?”. Mitica bisnonna, per lei quelle colonne d’Ercole del Sistema Solare, quell’oltre, rappresentava la dimora del diavolo! Ecco, tutti cercano il diavolo agli Inferi, ma alla mia bisnonna era già chiaro allora che dovevamo cercarlo nel Cielo; il diavolo intendo!


La discesa dell'astronauta Aldrin dal LEM, fotografato da Armstrong.


La missione dell’Apollo 11 (la sua messa in orbita, la traiettoria che lo portò in orbita lunare, il distacco del LEM, l'allunaggio, il successivo decollo e aggancio del modulo alla capsula, la traiettoria di rientro) fu consentita grazie ad un calcolatore che aveva una potenza di calcolo infinitamente inferiore a quella posseduta dagli smartphone dei nostri giorni (clock CPU: 2 MHz contro i 2/3 GHz di oggi): pensiamoci ogni qualvolta che usiamo questo strumento solo per giocarci o per cercare l’ennesimo “like” ad un nostro post!



Orientarsi nell’Oceano, in Terra e in Cielo: e longitudine sia!


“Quando sono di umore scherzoso, uso i meridiani della longitudine e i paralleli della latitudine come una grande rete da pesca, e con questa setaccio l’Atlantico a caccia di balene”.

Mark Twain, Vita sul Mississippi.


Nel 1714, con il Longitude Act, il Parlamento inglese offrì una ricompensa di ventimila sterline (oggi circa 20 milioni di euro) a chi avesse scoperto un metodo semplice ed efficace per determinare la longitudine di una nave in mezzo all’oceano, con un’approssimazione di mezzo grado in un viaggio di 6 settimane verso le Indie Occidentali.

Un problema di enorme importanza, affrontato fino ad allora da scienziati famosi, come Galileo e Newton con un approccio astronomico o Huygens utilizzando uno dei primi orologi a pendolo da lui stesso realizzato e da pseudo scienziati (o cialtroni?) con soluzioni a volte raccapriccianti.


“Indubbiamente il più curioso di questi metodi insoliti fu la teoria del cane ferito, proposta nel 1687. Si basava su una teoria ciarlatanesca che usava la cosiddetta “polvere simpatica”. A quanto si diceva, questo prodotto guariva a distanza. Perché il medicamento sprigionasse tutto il suo potere magico bastava applicarlo su un oggetto appartenente alla persona malata. L’idea assurda di applicare la polvere al problema della longitudine parve una logica conseguenza: portare a bordo un cane ferito quando la nave salpava; lasciare a terra una persona fidata che ogni giorno, a mezzogiorno, intingesse la benda del cane nella soluzione. Il cane avrebbe sicuramente emesso guaiti e il capitano avrebbe avuto un indizio sul tempo trascorso.

Il lamento del cane doveva intendersi come: il sole è sul meridiano che passa per Londra.

Il capitano avrebbe confrontato l’ora con quella locale della nave e calcolato di conseguenza la longitudine”.

Dava Sobel, Longitudine


La Terra ruota su sé stessa in 24 ore (approssimativamente) descrivendo un angolo giro: per conseguenza, nella sua orbita, ogni ora percorre 15°.

Se il capitano di una nave avesse potuto conoscere con esattezza l’ora locale e confrontarla con quella del porto di partenza (per Londra il riferimento è ovviamente Greenwich), calcolandone la differenza, avrebbe potuto ricavarne la distanza angolare percorsa e conoscere la propria posizione.

Il vero problema (non entro nel merito dei metodi astronomici, comunque difficili da mettere in pratica perché era necessario fare osservazioni del cielo con strumenti posti su velieri ai quali faceva difetto la stabilità) era poter disporre di orologi che, a fronte del rollio del veliero, delle condizioni meteorologiche e dei meccanismi con cui fossero costruiti, segnassero con precisione l’ora.



E’ sorprendente che la soluzione del problema della longitudine sia stata affrontata e risolta da un artigiano, un orologiaio.

John Harrison, falegname, autodidatta nel crearsi una cultura scientifica, che “non amava Shakespeare tanto da non volere le sue opere in casa propria”, forse anche attratto dalla lauta ricompensa, dedicò tutta la sua vita alla realizzazione di un orologio nautico.

Dopo aver progettato e costruito tre orologi marini, molto precisi ma non soddisfacenti per i requisiti autoimpostisi, finalmente nell’estate del 1760 Harrison presentò alla Commissione per la longitudine il suo capolavoro: l’H4!

Simile ad un orologio da taschino piuttosto grande, con dodici centimetri di diametro e dal peso di un chilo e trecento grammi, l’H4 dopo due viaggi alle Isole Occidentali che dimostrarono quanto preciso fosse (e che garantirono a Harrison metà del premio in sterline), fu testato dal capitano James Cook (in realtà una copia, perché la Commissione decise che l’orologio capolavoro di Harrison doveva rimanere in Inghilterra) nel 1772 durante il suo secondo viaggio attorno al mondo.

La H.M. Resolution tornò dal viaggio nel luglio del 1775 e il Capitano Cook lodò profusamente il metodo del calcolo della longitudine tramite un orologio!

Harrison ottenne le diecimila sterline finali e morì poco dopo, nel marzo del 1776.




John Harrison e l'H4



Royal Observatory, Greenwich

Home of the Meridian Line


La grande rete da pesca immaginata da Twain non setaccia solo l’Atlantico ma anche il cielo.

Ascensione retta e declinazione sono le coordinate celesti corrispondenti a longitudine e latitudine.

L’ascensione retta è la distanza angolare, misurata in ore, minuti e secondi (24 ore equivalgono ad un angolo giro), tra il meridiano fondamentale, riferito all’equinozio primaverile boreale, e il meridiano passante per l’oggetto celeste (stelle).

La declinazione rappresenta l’angolo compreso fra l’equatore celeste e il parallelo passante per la stella.

Coordinate equatoriali per orientarsi nello spazio.


Ultimi versi del libro VIII dell'Iliade:


"...come quando le stelle nel cielo, intorno alla luna che splende,

appaiono in pieno fulgore, mentre l'aria è senza vento;

e si profilano tutte le rupi e le cime dei colli e le valli;

e uno spazio immenso si apre sotto la volta del cielo,

e si vedono tutte le stelle, e gioisce il pastore in cuor suo;

tanti falò splendevano tra le navi e il letto di Xanto,

quando i Troiani accesero i fuochi davanti alle mura di Ilio".


E' una immagine potente che mi porto da quei primi anni del Liceo, anni ormai tanto lontani, che per me ha sempre il pregio di continuare ad essere particolarmente evocativa.

P. Boitani, nel suo "Il grande racconto delle stelle" ed. Il Mulino, scrive che "è la prima immagine che delle stelle offre la letteratura occidentale, fra il IX e l'VIII secolo a. C.

Ed è una similitudine straordinaria nella quale all'improvviso compare uno spettatore inatteso: un pastore che con la guerra ha assai poco a che fare. Egli gioisce nell'animo: perché guarda lo spettacolo della volta celeste e ne gode; è la gioia della bellezza, del sublime, che innalza il cuore e lo allarga per consentirgli di percepire l'armonia del cosmo".


Ubi materia, ibi geometria




L’idea base dell’orientamento astronomico rappresenta il focus del Luogo dei Quattro Punti Cardinali: stiamo parlando del Parco Pubblico di Taino, voluto dall’allora Sindaco Tullio Berrini. Il Parco sorse sul terreno donato dalla famiglia di Franca Rigamonti, moglie del Sindaco e la sua realizzazione è stata possibile grazie all'amicizia che legava i due coniugi con lo scultore Giò Pomodoro (1981/1991).

Il Parco è regolato da precisi rapporti numerici e dimensionali, indicati da grandi massi erratici, disposti su un percorso a spirale, di cui il Luogo astronomico, è il cardine.

L’opera scultorea è realizzata con granito bianco di Montorfano e rosa di Baveno, acqua e ferro, misura circa 18x18 m alla base ed è alta 8,64 m: un quadrato nel quale è inscritto il cerchio immaginario della vasca lunata.


L’alto pilastro gnomone, simbolo del Sole, indica con la sua ombra lo scorrere del tempo. Un foro alla sua sommità, segnalato in marmo nero, consente al raggio solare di scandire il solstizio d’estate sul pilastro spezzato ai suoi piedi. L’ombra del pilastro indica inoltre, anche su altri riferimenti squadrati, il solstizio d’inverno, gli equinozi, e le date in cui due stelle di prima grandezza, Daneb e Capella, si trovano a mezzanotte sullo Zenit del luogo.

Lo gnomone si richiama ad Apollo, simbolo del Sole, che aveva un grande santuario a Delfi, in Grecia: il delfino, disegnato da Bruto, figlio dello scultore, sul lato Sud, era l’animale sacro al dio.

Lo gnomone è sorretto da tre tronchi di piramide, che si avvitano sul suo corpo con movimenti di torsione, raggiungendo varie altezze e espandendosi, salendo o scendendo, in varie grandezze, sempre fa di loro proporzionali. Come dire che si va dl grande al piccolo o viceversa, oppure che si sale o si scende: la triade è stata progettata in collaborazione con l'architetto Khaled Jarrar. Gio Pomodoro

Se lo gnomone è un simbolo maschile, femminile è il simbolo della forma lunata, Luna crescente, un bacino e tre diversi livelli, invaso dall'acqua, la fertilità, nella quale lo gnomone si specchia. La mobilità dell'acqua, i suoi molteplici riflessi, contrastano con la fissità del pilastro in granito.

La Luna testimonia il tempo ciclico, tempo femminile.


La grande porta dell'Est, con la trave spezzata e il profilo eroso dei suoi potenti blocchi rosati, ci richiama invece al tempo che scorre e consuma e non ritorna, il grande Cronos dell'Antichità. Un blocco ai suoi piedi forse ci invita a sostare e riflettere, immersi nella stupenda natura, noi stessi parte della bellezza del sito e del "Luogo dei quattro punti cardinali".

Nella parete è incastrato un masso grigio quadrato sul quale possiamo leggere la parola OPUS, l'opera, il lavoro intelligente dell'Uomo che costruisce la civiltà, l'Homo faber.


L'Est è collegato al Sud con un manufatto in ferro, sul quale i numeri riportati testimoniano il modulo di calcolo (la sezione aurea, espressa dalla formula (1+V5)/2) di tutto il progetto: la sezione aurea agisce sull'intero complesso dell'opera che è una realizzazione scultorea e non una architettura, come un cardine, attorno al quale e con il quale ogni singola parte ruota, come un sistema planetario in miniatura, attorno al suo Sole.


A Sud il cubosfera, che si impone con la sua perfetta bellezza, è l'immagine del globo celeste e la scritta "AD SIDERA", alle stelle, alla sua base, ci invita a rivolgere la nostra sete di conoscenza verso l'alto, il cielo stellato, l'inconoscibile che si propone a chi è mosso dal desiderio di sapere.


Cubosfera e modulo aureo (foto Claudio Carabelli)


Infine l'Ovest, dove il Sole, dopo aver forzato la stretta porta dell'Est e avere attraversato la cupola del cielo, scivola facilmente e gloriosamente dietro alle stupende montagne.

La grande TAU, a sinistra dello scivolo, due blocchi verticali e uno orizzontale, così come presso gli antichi Greci, rappresenta il torso umano e la fatica dell'Uomo, che realizza l'opera dell'intelligenza.


Esprimo un grazie all'Associazione Amici del Parco di Taino e ai membri della Commissione Cultura del Comune di Taino di quegli anni per la documentazione offertami.


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