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Immagine del redattoreClaudio Carabelli

Esiste una stagione della vita nella quale l’ideale di bellezza lo si cerca nel nostro pensiero ...

e un’altra nella quale lo si cerca al di fuori di noi?


Ricordo, io studente preadolescente alle medie, del don che in un’ora

di religione ci spiegava come in quella fase della vita “possono piacervi

tutte le ragazze; fra qualche anno invece vi farete un ideale di bellezza

che circoscriverà la vostra ricerca e infine individuerete quella ragazza

che diverrà la vostra compagna”.

Oggi sorrido ripensando a quella ricostruzione così ingenua, ma va

detto che stiamo parlando di un ricordo avvenuto oltre 50 anni fa.

Però il percorso di conoscenza suggerito era intrigante.

Quello che veniva proposto era, di fatto, il dotarsi di un metodo, affinato

nel tempo, che ricercando e indagando tra curiosità e interessi propri,

sensibilità e intelligenza (un percorso di introspezione più consapevole

direbbe qualcuno), si arrivasse a definire un ideale di bellezza, non certo

confinato solo nell’ambito della fisicità, che rappresentasse un originale

al quale sovrapporre la copia reale conforme.



Questo percorso non può essere lineare.

Anzi spesso ciò che si è decantato e che al momento può sembrarci

una buona àncora ideale, potrà rivelerarsi nel tempo inadeguato e

procederemo, in parte, a sostituirlo.

Non a eliminarlo però: semplicemente non tolleriamo che quella

architettura, consolidata con tanta fatica, possa essere resa fragile e

quindi messa in discussione, da qualcosa che potrebbe rivelarsi

estraneo; cercheremo allora di assimilarlo così come il nostro corpo a

volte procede, digerendo la spina che non è riuscito ad espellere.

Forse l’errore di procedere in questo modo, se di errori è lecito

parlare, consiste nel fatto di arrivare a definire il nostro canone di

bellezza, per successive aggiunte.

Desideriamo che il volto abbia una certa fattezza, che gli occhi o i

capelli siano di un certo colore, che sia dolce e che abbia

personalità, che i suoi interessi, culturali o sportivi, coincidano con i

nostri, che sia profonda nella conversazione.

Tutti aspetti che, almeno fino alla tarda adolescenza e nella gioventù,

ci aspettiamo che collimino con il nostro pensiero.

La conoscenza, a volte, si accresce invece per successive

sottrazioni.

Non è semplice fare propria questa tecnica, così come non lo è per

lo studente al quale, richiesto di calcolare l’area di una figura piana

irregolare, procede dapprima cercando invano di suddividere la

superficie in forme regolari, poi rendendosi conto della

inadeguatezza del proprio metodo e con qualche suggerimento da

parte del professore, intravvede la possibilità di una soluzione,

partendo da una forma regolare esterna e procedendo per

successive sottrazioni di forme regolari.

Seguendo questa nuova traccia potremmo individuare quei caratteri

che percepiamo come molto lontani dal nostro sentire, per esempio

rinunciando alla loquacità spinta, alla superficialità, al bigottismo,

all’ipocrisia.

Si andrebbe così a restringere il “campo d’indagine”, procedendo ad

una progressiva e quanto mai fruttuosa reductio.

Giunti a quel punto rimane l’ultima cosa da fare: il nostro ideale, così

faticosamente definito, assomiglia a quella barca che a volte

intravvediamo sulla spiaggia, barca che sembra attendere, in secca,

che qualcuno venga a sospingerla in acqua.

Ecco, è arrivato il momento di metterlo alla prova: là fuori c’è il

mondo che ci aspetta.

Nella nostra mente astratto e concreto convivono e quindi ci

completano sempre.

Nel procedere della vita continueremo a farci sempre un ideale di

bellezza di tutto, sia esso riferito a persone, oppure a cose animate o

meno: a volte riusciamo anche a concretizzarlo.

Ma accade anche il contrario e cioè che da autori si possa divenire

fruitori.



Petite mort, Jiri Kilian.


Accade cioè di essere letteralmente rapiti da una melodia, una frase

musicale oppure da un ritratto o da un tramonto, da un paesaggio

particolarmente suggestivo, da una linea fluida di un’automobile,

dall’ultimo prodotto cool di Apple.

In tutti questi casi non faremo altro che ammirare e lambire la

Bellezza con uno sguardo proiettato al di fuori di noi.

Saranno allora i nostri sensi a essere la causa che stimolerà il nostro

pensiero.


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