Nel 2015 il Governo aveva investito somme ingenti cofinanziate da Fondi Strutturali Europei per varare il Piano Nazionale Scuola Digitale, un Piano per l’innovazione del sistema scolastico che investe tutt'ora sia sulla dimensione tecnologica sia su quella epistemologica e culturale.
Tra le azioni previste dal PNSD vi è quella relativa ai Contenuti digitali: "Governare e valorizzare la produzione e distribuzione di conoscenza, nonchè la creatività digitale, è la sfida che la Rete pone al nostro tempo."
Partendo da questo presupposto, nel 2016 ho proposto ad alcuni alunni di una mia classe di 3^ media, già in possesso di discrete competenze digitali, la realizzazione di un ebook monotematico, dedicato alla fotosintesi clorofilliana.
Un percorso di formazione e ricerca sviluppato nel corso di tutto l'anno scolastico.
Gli alunni hanno letto e discusso i testi scritti dal professore, sia scientifici che storici, si sono resi interpreti della narrazione storica, mentre un genitore si era reso disponibile a produrre digitalmente i video che illustravano i concetti scientifici.
L'ebook è stato realizzato con il sistema operativo OS e distribuito gratuitamente sulla piattaforma iTunes di Apple.
Nel tempo, questa scelta si è rivelata riduttiva, per la limitata presenza sul mercato di dispositivi in grado di "leggerlo".
Rileggendo l'introduzione scritta ormai 6 anni fa, mi rendo conto di quanto oggi sia un po' "datata".
In questo post vi presento l'ebook nella sua versione originale, adattato per il blog.
Buona lettura e buona visione.
“Il flusso della materia e dell’energia nei vegetali e negli animali.”
Oppure “catturiamo i batteri” o anche ”pianeti e leggi di Keplero”.
Quello che conta oggi non è solo l’argomento ma anche la fruizione dello stesso.
Non il supporto cartaceo ma il bit: nuovi strumenti e nuove tecnologie per insegnare e per apprendere, consapevoli che le rivoluzioni non sono attuate dagli strumenti (ieri lavagna e gesso, oggi computer, tablet e LIM) ma dalle idee.
Nel costruire questo primo e-book abbiamo scelto un linguaggio semplice ma chiaro e coinvolgente, senza mai rinunciare al rigore scientifico del messaggio; abbiamo inserito qualche pillola di storia della scienza non solo per ampliare la nostra conoscenza dell’argomento ma per comprendere come l’idea scientifica finale sia sempre frutto di una discussione tra più voci.
Il confronto tra Priestley, Lavoisier e Ingenhousz fa da sfondo ai meccanismi, spesso anche complessi, che caratterizzano le reazioni chimiche alla base della fotosintesi clorofilliana.
Le bellissime animazioni video rappresentano una insostituibile modalità per cogliere gli aspetti microscopici reali.
Perchè quei colori?
Primavera/estate, Tardo autunno/inverno: foglie appartenenti a otto specie vegetali diverse (dal basso: Acer palmatum, Ficus carica, Prunus persica, Camellia japonica, Acer palmatum, Urtica dioica, Datura L, Hydrangea L)
Proviamo a fare delle ipotesi sulle cause che determinano i colori delle foglie in primavera/estate (verde) e nel tardo autunno (giallo, rosso, marrone):
a. in autunno si formano nelle foglie pigmenti organici diversi che sostituiscono quelli presenti in primavera
b. l’intensità luminosa varia nel corso dell’anno e questo determina colori differenti
c. altre ipotesi...
Per saperne di più conviene dare un’occhiata da vicino allo spettro solare: capiremo meglio la relazione fra lunghezza d’onda e colore associato.
La clorofilla ricava l’energia necessaria per dissociare le molecole dell’acqua assorbendo la lunghezza d’onda relativa al blu/violetto e all’arancione e riflettendo le altre.
Quindi quando in primavera/estate è presente molta clorofilla la foglia appare verde perché le lunghezze d’onda del verde sono le meno assorbite.
Ma nella foglia sono presenti anche altri pigmenti: i carotenoidi.
Questi riflettono le lunghezze d’onda corrispondenti al giallo e all’arancione e assorbono invece l’energia (che cedono per svolgere la fotosintesi) in regioni diverse dello spettro solare: blu/azzurro e verde.
Il giallo e l’arancione riflessi però non si vedono perché i carotenoidi sono in quantità ridotta rispetto alla clorofilla: in pratica il verde copre gli altri colori.
Quando in autunno, diminuendo le ore di luce, viene prodotta meno clorofilla, la foglia si colora di giallo, arancione, rosso e marrone.
Una straordinaria reazione chimica
La fotosintesi è un'importante reazione chimica che avviene nelle piante e che trasforma le sostanze inorganiche in sostanze organiche per mezzo dell'energia solare.
Durante la reazione della fotosintesi l'energia solare viene trasformata in energia chimica e immagazzinata negli alimenti (zuccheri, succhi vegetali ed altre sostanze organiche) e nel legno: verrà di nuovo liberata per effetto della respirazione e della combustione.
La storia della scienza ci testimonia che né il francese Lavoisier né lo scienziato inglese Priestley intuirono fino in fondo la relazione tra i vegetali e la luce.
La scoperta memorabile dell'effetto che la luce ha sui vegetali fu fatta da uno scienziato olandese, Jan Ingenhousz, alla fine di numerosi esperimenti.
Intervista simultanea ai protagonisti
Non tutte le aree sono uguali
In base alle conoscenze chimiche del Seicento e dei primi anni del Settecento si pensava che l’aria non fosse un elemento chimicamente attivo: l’aria non era capace di combinarsi con i solidi e con i liquidi, poteva solo inserirsi in essi. Fu il naturalista inglese Stephen Hales (1677-1761) che per primo descrisse vari esperimenti grazie ai quali aveva osservato l’aria prodotta dalla fermentazione, dalla distillazione e dall’azione di reagenti su varie sostanze organiche e inorganiche. Ne aveva concluso che l’aria poteva unirsi con i solidi, poteva fissarsi. Hales fu il primo naturalista che dimostrò, nel 1727, che l’aria è chimicamente attiva. La svolta provocata da Hales stimolò in Gran Bretagna, in Francia e in Italia, ricerche sulle arie.
Foto 1 Priestley, che conosceva gli scritti di Hales, abitava nei pressi di una fabbrica di birra, e spesso aveva notato che dai tini in fermentazione si liberavano grosse bolle di gas. Incuriosito trovò il modo di riempire con questo gas un recipiente di vetro, poi ci mise dentro una ranocchia. Dopo pochi minuti la rana perse la sua vivacità, come se fosse tramortita.
Rimessa in libertà, la rana si riprese e balzò via con rinnovato vigore.
Quest'aria venne successivamente chiamata aria fissa (anidride carbonica).
Nel 1775 Priestley annunciò di avere isolato un'aria "deflogisticata" (ossigeno): identificò questa nuova aria con quella atmosferica perchè ritenne che non esisteva in natura un'aria più pura di quella comune.
Foto 2 Mentre l'inglese Cavendish alla fine del 1776 isolava l'idrogeno (aria infiammabile), Lavoisier, oltre a confermare l'esistenza dell'ossigeno, scopriva la porzione non vitale dell'aria: l'azoto.
Alessandro Volta ad Angera
Palazzo comunale: lapide che Isolino Partegora e aree paludose
commemora la scoperta fatta
da Volta nelle acque dell’isolino
Partegora
Nell’autunno del 1776 l’italiano Alessandro Volta individuò ad Angera una nuova aria infiammabile (il metano).
Così scrive a padre Campi nel novembre dello stesso anno: “...e nel costeggiare alcuni canneti vicini ad Angiera che messomi a frugarvi dentro col bastone, l’aria cui vidi portarsi a galla, mi destò la brama di raccoglierne una buona dose in un capace vaso di vetro. Io la avrei creduta aria putrida, e flogisticata a segno di spegnere tostamente la fiamma di una candela, se l’odore non mi indicava, che poteva ben essere aria infiammabile, odore a me ben noto che francamente predissi alle persone le quali allora erano meco, e ad altre che invitai la mattina seguente 4 novembre, che quell’aria sarebbe andata in fiamma, spettacolo che s’avverrò con loro non poca sorpresa e mia molta soddisfazione.”
I protagonisti
I protagonisti che prendono parte alla reazione chimica sono gli atomi di:
idrogeno (H)
ossigeno (O)
carbonio (C)
Le molecole di:
acqua (H2O)
anidride carbonica (CO2)
che verranno ricombinate nella macromolecola del glucosio (C6H12O6) e dell’ossigeno (O2).
Altri protagonisti
Le piante
L'energia solare
La luce solare ha una doppia natura: corpuscolare (fotoni) e ondulatoria (onda elettromagnetica). La natura corpuscolare, già intuita nell’antichità dal matematico Euclide e confermata da Newton nel corso del Seicento, fu abbandonata nell’Ottocento a causa della sua apparente semplicità a favore di quella ondulatoria (in realtà già lo scienziato olandese Huygens, contemporaneo di Newton avanzò l’ipotesi che la luce fosse un’onda).
Einstein nei primi decenni del Novecento confermò la doppia natura della luce.
Il flusso di energia solare che investe il nostro pianeta, sotto forma di fotoni, è immenso e ininterrotto. Il bilancio energetico dei vegetali è molto attivo perché c’è un continuo ingresso di energia sotto forma di luce, mentre ci sono minime uscite di energia sotto forma di calore e lavoro (per esempio la penetrazione delle radici nel terreno, anche se lenta, è un lavoro energicamente dispendioso, così come la produzione di calore nei semi in germoglio) ...
... e ovviamente le piante e qualsiasi altro organismo vivente fotosintetico (alghe, organismi unicellulari).
Fotone e onda
La doppia natura della luce, corpuscolare e ondulatoria, non è un fatto di semplice comprensione.
Proviamo a scoprire questa realtà indagando alcuni fenomeni connessi con la luce.
Fenomeni ottici come la riflessione (raggio di luce riflesso da uno specchio) e la rifrazione (pensiamo all’arcobaleno) sono facilmente spiegabili in termini corpuscolari: immaginare che la luce sia costituita da fotoni (Einstein li chiamerebbe “quanti di luce”, così come gli atomi sono quanti di materia e l’elettrone è un quanto di energia), cioè particelle di materia e che il Sole ne sia la fonte, spiega correttamente dal punto di vista scientifico i fenomeni descritti in precedenza.
Già Newton accettò questa idea corpuscolare osservando l’ombra creata da un corpo quando questo è investito dalla luce.
Riflessione e rifrazione
Nella riflessione il raggio incidente forma con la normale alla superficie riflettente (lo specchio) un angolo che ha la stessa ampiezza dell’angolo riflesso.
Arcobaleno: il raggio di Sole, entrando nella singola goccia d’acqua, viene rifratto, subisce una riflessione e una nuova rifrazione in uscita.
L’arco presenta il rosso all’esterno e il violetto all’interno.
Se il raggio di luce subisce una doppia riflessione prima di uscire dalla goccia si genera un secondo arco esterno con i colori invertiti e più tenui.
La natura corpuscolare non spiega però altri fenomeni quale l’interferenza (fenomeno dovuto alla sovrapposizione di onde che può generare o un annullamento dell’onda in un dato punto o una intensificazione di ampiezza).
In questo caso solo il ricorso alla natura ondulatoria (il Sole come sorgente di onde elettromagnetiche e quindi di energia) può spiegare il fenomeno osservato.
“Provate ad osservare una farfalla multicolore secondo diversi angoli di visuale: vi accorgerete che alcuni colori variano, mentre altri rimangono inalterati.
I colori sono dovuti alla rifrazione ed all'interferenza della luce sulla microstruttura delle squame: queste ultime sono costituite da minuscole lamelle trasparenti attraversate dalla luce bianca.
Scaglie delle ali di una farfalla della specie Panacea prola. Tecnica : luce diffusa riflessa, 200x.
Autore: Charles Krebs, Issaquah, Washington, USA.
La fotosintesi clorofilliana (voce di Wikipedia)
La fotosintesi clorofilliana (dal greco φώτο- [foto-], "luce", e σύνθεσις [synthesis], "costruzione, assemblaggio") è un processo chimico grazie al quale le piante verdi e altri organismi producono sostanze organiche – principalmente carboidrati – a partire dall'anidride carbonica atmosferica e dall’acqua metabolica, in presenza di luce solare.
Durante la fotosintesi, con la mediazione della clorofilla, la luce solare permette di convertire sei molecole di CO2 e sei molecole d'H2O in una molecola di glucosio (C6H12O6), zucchero fondamentale per la vita della pianta. Come sottoprodotto della reazione si producono sei molecole di ossigeno (O2), che la pianta libera nell'atmosfera attraverso gli stomi che si trovano nella foglia.
La fotosintesi clorofilliana è il processo di produzione primaria di composti organici da sostanze inorganiche nettamente dominante sulla Terra. Inoltre la fotosintesi è l'unico processo biologicamente importante in grado di raccogliere l'energia solare, da cui, fondamentalmente, dipende la vita sulla Terra.
La quantità di energia solare catturata dalla fotosintesi è immensa, dell'ordine dei 100 terawatt, che è circa sei volte quanto consuma attualmente la civiltà umana. Oltre che dell'energia, la fotosintesi è anche la fonte di carbonio dei composti organici degli organismi viventi. La fotosintesi trasforma circa 115 × 10^9 chilogrammi di carbonio atmosferico in biomassa ogni anno.
I reagenti
In questo schema sono visibili le molecole CO2 e H2O assorbite dalla pianta e la luce assorbita dai granuli dei cloroplasti contenenti la clorofilla.
Il ciclo dell'acqua
I peli radicali hanno la funzione di aumentare la superficie di assorbimento, consentendo alle radici di assorbire acqua e sali minerali (linfa grezza).
La linfa grezza scorre all'interno dei vasi legnosi (xilema), dalle radici alle foglie.
La risalita delle molecole dell’acqua all’ interno dei vasi avviene sia grazie alle forze di coesione fra le molecole stesse dell’acqua che di adesione fra le molecole dell’acqua e quelle delle pareti dei vasi.
Ciò è possibile per il fatto che essa scorre in vasi dalle dimensioni capillari ma soprattutto a causa della traspirazione che avviene nelle foglie: la traspirazione genera una specie di risucchio che richiama altra acqua verso l'alto, formando una colonna continua di liquido.
A conclusione dei processi chimici che avvengono nella foglia (fotosintesi clorofilliana), le sostanze nutritive ottenute vengono trasportate nelle varie parti costituenti la pianta stessa: alla radice, al fusto e ovviamente alle foglie.
I vasi che trasportano queste sostanze nutritive (linfa elaborata) costituiscono i vasi cribrosi (floema).
Legami intermolecolari
Dalle radici alle foglie
Nelle sequoie la linfa spesso deve risalire fino a quasi 100 m di altezza.
La traspirazione è un fenomeno fisico: l’energia solare attiva il passaggio di stato dalla fase liquida a quella gassosa (vapore acqueo).
Disposizione di xilema e floema nelle piante
E’ interessante comprendere come varia la disposizione di xilema e floema nella radice, nel fusto e nella foglia.
Osserva con attenzione le varie sezioni trasversali.
Spesso nelle radici delle piante lo xilema assume una forma a stella.
La funzione svolta dallo xilema è prioritaria rispetto a quella del floema (se si interrompesse il flusso in salita di acqua e sali minerali verrebbero meno i reagenti della fotosintesi) e quindi questo ultimo è posto all’esterno, assicurando maggiore protezione allo xilema. Una ferita, anche profonda, può danneggiare al massimo un elemento cribroso ma difficilmente un più prezioso vaso legnoso.
La disposizione di questi vasi è probabilmente il risultato di un lungo processo di evoluzione per ottenere la soluzione migliore per utilizzare lo spazio e quindi la luce.
Disposizione di xilema (in rosso) e floema (in azzurro) nelle radici, nel fusto e nelle foglie
L'assorbimento dell'anidride carbonica
L'anidride carbonica è presente nell'aria in percentuale molto bassa: circa 0,03%. L’aumento della sua concentrazione nell’atmosfera è causa del riscaldamento globale.
Variazione negli ultimi 1000 anni della temperatura media del pianeta.
La variazione dipende dalla concentrazione della CO2 presente nell'atmosfera.
Stomi
Microscopiche aperture dette stomi, presenti nella pagina inferiore delle foglie, consentono lo scambio gassoso: ingresso di anidride carbonica e fuoriuscita di ossigeno; durante la notte avviene il contrario, perché anche le piante, come qualsiasi organismo vivente, respirano.
Ogni stoma è formato da due cellule a forma di mezzaluna, dette cellule di guardia, che possono modificare la propria forma e dimensione per chiudere o aprire lo stoma.
Se le cellule di guardia assorbono acqua lo stoma si apre, se si raggrinziscono lo stoma si chiude.
Struttura degli stomi
Immagine 1 Stomi nella pagina inferiore della foglia
Immagine 2 Cellule guardia prive di acqua: lo stoma è chiuso
Immagine 3 Cellule guardia che hanno assorbito acqua: lo stoma si apre
Immagine 4 Assorbimento delle molecole di anidride carbonica e fuoriuscita di ossigeno
Stoma e assorbimento dell'anidride carbonica
Generalmente nelle piante delle nostre latitudini gli stomi sono posizionati nella pagina inferiore della foglia.
La reazione chimica: fase luminosa
I raggi solari penetrano nella foglia e attivano la clorofilla presente nei granuli dei cloroplasti; i cloroplasti sono diffusi nel citoplasma di ogni cellula vegetale.
Struttura dei cloroplasti: I tilacoidi, nel cloroplasto delle cellule vegetali, costituiscono un complesso sistema di sacculi (piccoli sacchi) delimitati da membrana.
I tilacoidi hanno forma di sacchetti appiattiti e hanno la funzione di raccogliere la luce e immagazzinarla durante la fase luminosa della fotosintesi.
Rappresentano quindi il luogo dove avvengono tutte le reazioni luce-dipendenti di tale processo.
Formazione dell'Ossigeno (O2)
Dissociazione della molecola dell'acqua: l’energia della luce consente la rottura dei legami chimici nelle molecole dell’acqua.
Contrariamente a quanto è possibile immaginare, gli atomi di ossigeno che andranno a costituire la molecola di ossigeno (O2) non provengono da entrambi i reagenti (acqua e anidride carbonica) ma dalla dissociazione della sola molecola dell’acqua.
Formazione della molecola di Ossigeno: gli atomi di ossigeno, liberati dalla dissociazione delle molecole dell’acqua, si ricombinano a due a due formando la molecola biatomica dell’ossigeno (O2) che si libera nell’atmosfera fuoriuscendo dagli stomi.
Successivamente, nella fase oscura della fotosintesi, gli atomi liberi di idrogeno (H) reagiranno con l’anidride carbonica (CO2) per formare il glucosio (C6H12O6).
La reazione chimica: fase oscura (Ciclo di Kelvin)
All’interno della cellula gli atomi di idrogeno, liberati dalla dissociazione della molecola dell’acqua, energizzati, reagiscono con la anidride carbonica formando la molecola complessa del glucosio (C6H12O6).
Questa fase finale della reazione chimica che avviene sempre nei cloroplasti, nella realtà, è molto complessa e avviene indipendentemente dalla presenza della luce: consiste nel ripetersi di insiemi di reazioni, il cosiddetto ciclo di Calvin, collegate tra loro e che ogni sei ricombinazioni producono una molecola di glucosio.
Nella fase oscura della fotosintesi clorofilliana il carbonio (C) dell’anidride carbonica, CO2, viene ridotto a glucosio; il ciclo di Calvin è l’insieme delle reazioni chimiche che realizzano tale trasformazione. Gli enzimi che intervengono nel processo sono presenti nello stroma del cloroplasto e utilizzano l’energia chimica contenuta nell’ATP e nel NADPH prodotti nella fase luminosa.
Struttura della molecola di glucosio
Derivati del glucosio
I 12 atomi di idrogeno (H) reagendo con le 6 molecole di anidride carbonica (CO2) daranno origine a nuovi prodotti: le molecole organiche (glucosio e derivati). Il glucosio è il mattoncino dal quale si ottengono molecole più complesse.
Due molecole di glucosio legate insieme formano uno zucchero: maltosio (due molecole di glucosio), saccarosio (glucosio+fruttosio), che sono disaccaridi. Centinaia o migliaia di molecole di glucosio formano le lunghe catene dell’amido e della cellulosa che sono polisaccaridi.
Molecole del maltosio, saccarosio, amido e cellulosa
Linfa grezza ed elaborata: a conclusione dei processi chimici che avvengono nella foglia (fotosintesi clorofilliana), le sostanze nutritive ottenute vengono trasportate nelle varie parti costituenti la pianta stessa: alla radice, al fusto e ovviamente alle foglie.
Legge di conservazione della massa
6H2O + 6CO2 + energia luminosa ....... C6H12O6 + 6O2
"Da più di dieci anni mi occupo di fisica e chimica, dedicando a queste due scienze ogni istante che non sia rivolto ad altre occupazioni.”
Così Lavoisier si esprimeva introducendo il suo testo “Opuscoli fisici e chimici”, edito nel 1774.
In questo testo scientifico è evidente il ricorso metodologico alla bilancia analitica di precisione che lo porterà entro pochi anni a intuire la legge della conservazione della massa, legge da tutti nota con il suo nome.
“Nel corso di una reazione chimica la somma delle masse dei reagenti è uguale alla somma delle masse dei prodotti.”
In altre parole, nel corso di una reazione chimica la materia si trasforma, non si crea e non si distrugge.
Proviamo a “pesare” le singole molecole e i relativi atomi in gioco nella reazione della fotosintesi clorofilliana.
Legge di Lavoisier o conservazione della massa
Sarà confermata la legge di Lavoisier?
Contiamo anche gli atomi allora...
Una nuova organizzazione della scienza
I risultati ottenuti nella chimica da Lavoisier, la scoperta della legge che porta il suo nome, una nuova nomenclatura chimica, la fondazione con il matematico Laplace della calorimetria e tante altre scoperte, sono il frutto di una nuova organizzazione scientifica.
Lavoisier crea un’ “equipe” che rappresenta una novità importante nel panorama scientifico del Settecento.
Questo non significa che si deve rinunciare al genio individuale, ma il concorso di più talenti costituisce la condizione indispensabile del progresso scientifico.
La scienza entra in una nuova era dove è richiesto il concorso di professionisti di discipline differenti: matematici, ingegneri, fisici e chimici.
Il ruolo degli scienziati durante la Rivoluzione scientifica
Foto 1 Un’avventura raccontata dalla Cité des Sciences et de l’industrie di Parigi nel bicentenario della Rivoluzione.
Foto 2 Tavola tratta da “Traité élémentaire de chimie”, nel quale Lavoisier fa la sintesi delle scoperte recenti.
Respirazione e metabolismo negli animali
C6H12O6 + 6O2 .... 6H2O + 6CO2 + energia chimica
Le sostanze organiche, come il glucosio, digerite dagli animali giungono ai muscoli e vengono a contatto con l’ossigeno.
Le trasformazioni chimiche che avvengono nella cellula muscolare durante la respirazione sono esattamente contrarie alla fotosintesi: l’energia chimica liberata è trasformata in lavoro muscolare e calore animale (energia termica).
Ciclo del Carbonio (C)
La maggiore risorsa del carbonio in natura è rappresentata dall’anidride carbonica presente nell’aria e nell’acqua.
Il carbonio entrato nel ciclo biologico attraverso la fotosintesi clorofilliana, dopo essere stato assorbito e utilizzato dagli organismi viventi, viene restituito all’atmosfera sotto forma di anidride carbonica attraverso la respirazione (sia degli animali sia delle piante), la decomposizione delle sostanze organiche da parte di funghi e soprattutto batteri e i diversi tipi di combustione.
Si tratta di un sistema chiuso.
La sua conoscenza presuppone per noi il massimo rispetto per gli elementi che costituiscono questo ciclo, in particolare per le piante e i piccoli e grandi ambienti nei quali esse sono diffuse: i nostri boschi e le grandi foreste equatoriali.
Decomposizione delle sostanze organiche
Foto 1 I bioriduttori, batteri, funghi e altri esseri viventi, demoliscono, fermentano e decompongono i detriti per utilizzarne la materia organica: questa infatti è ancora ricca di energia chimica che viene liberata e utilizzata nei loro organismi.
Nella foto: Betula pendula
Foto 2 Così facendo i bioriduttori demoliscono definitivamente le grosse molecole delle sostanze organiche e le ritrasformano nelle semplici molecole delle sostanze minerali.
Bibliografia
L’uomo dalla natura alla scienza G. Mezzetti 1987 La Nuova Italia
Lavoisier: la rivoluzione chimica 2000 I grandi della scienza Le Scienze
(a cura di M. Beretta)
Opuscoli fisici e chimici A. L. Lavoisier 2005 Bononia U. P.
(a cura di M. Ciardi e M. Taddia)
Les savants en revolution 1989 Cité des Sciences et de l’industrie (Paris)
La fotosintesi clorofilliana come non l'avete mai vista 2016
Claudio Carabelli & Umberto Misitano
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