« Est aussi comparu Antoine-Laurent Lavoisier, âgé de cinquante ans, né à Paris, cy-devant fermier-général et membre de la cy-devant Académie des sciences, demeurant à Paris, boulevard de la Madeleine, section des Piques.
« A lui demandé de quel département il était chargé?
« A répondu qu’il n’était chargé en chef que des départemens de la Lorraine et des évêchés et du domaine de Flandre.
« S’il ne s’est point rendu coupable de dilapidations des finances du gouvernement, d’exactions, de concussions et de fraudes envers le peuple?
« Répond que, quand il a connu quelques abus, il les a annoncés au ministre des finances, notamment relativement au tabac, ce qu’il est en état de prouver par pièces authentiques.
« S’il a fait choix d’un défenseur?
« Répond qu’il n’en connaît pas, et nous lui avons nommé le citoyen Sézilles.
« Lecture faite, a signé avec nous et le greffier.
« DOBSEN. — A. FOUQUIER. — LAVOISIER. — MÉNOT. »
(“E' anche comparso Antoine-Laurent Lavoisier, cinquantenne, nato a Parigi, esattore delle tasse e membro, dell' Accademia delle Scienze, residente a Parigi, boulevard de la Madeleine...
"Gli ho chiesto di quale dipartimento era responsabile?
“Rispose che era responsabile solo dei dipartimenti della Lorena e dei Vescovadi e della provincia delle Fiandre.
“Se non fosse colpevole di dilapidare le finanze del governo, di estorsioni, di concussioni e di frode nei confronti del popolo?
"Risponde che, quando è venuto a conoscenza di alcuni abusi, li ha segnalati in particolare al ministro delle Finanze, in relazione al tabacco, che è in grado di provare con documenti autentici.
"Se avesse scelto un difensore?"
“Risponde che non ne conosce nessuno, e gli abbiamo dato il nome del cittadino Sézilles.
“Lettura terminata, firmato con noi e il segretario").
Lavosier compare di fronte a Claude-Emmanuel Dobsen, giudice al tribunale, assistito dal segretario Ménot, in presenza dell'accusatore pubblico, nel maggio 1794.
La brevità dell'interrogatorio prova che si tratta di una pura formalità, destinato ad osservare la legge e constatare l'identità dell'accusato.
L'esattore delle tasse (fermier-général)
La famiglia di Lavoisier, in origine di modesta condizione sociale (cocchieri), riesce nel tempo a migliorare le proprie condizioni economiche, consentendo ad Antoine Laurent di occupare un posto da esattore delle tasse (in pratica società private che pagavano la Monarchia francese per riscuotere alcune tasse).
Per entrare nella Ferme générale dovrà versare la somma di 541 000 lire, quando il salario quotidiano di un operaio è di circa 1 lira!
Il suo tutore nella Ferme è Jacques Paulze; ne sposerà la figlia tredicenne: Marie-Anne nel 1771.
Alla Conciergerie
Riportati alla Conciergerie, i ventotto Fermiers Generaux, che erano stati privati dei loro beni, non avevano neppure i mezzi per pagare la cena; chiesero il pane ai prigionieri, ma la portinaia aveva ricevuto ordine di servire loro un buon pasto, accompagnato da vini scelti.
Anche se non vi era stato alcun riferimento diretto durante l'interrogazione, il pensiero di questi prigionieri era quello di trascorrere la loro ultima notte.
E' a questo punto che Lavoisier scrive al cugino Augez de Villers una lettera nella quale esprime il legittimo orgoglio per aver rinnovato la scienza (la chimica), l'amara tristezza del giusto vinto da un'iniqua condanna.
"Ho ottenuto una carriera abbastanza lunga, soprattutto molto felice, e credo che il mio ricordo sarà accompagnato da qualche rimpianto, forse qualche gloria. Cosa avrei potuto volere di più? Gli avvenimenti in cui mi trovo coinvolto, probabilmente mi risparmieranno gli inconvenienti della vecchiaia. Morirò con il corpo ancora vitale, è un altro vantaggio che devo annoverare tra quelli di cui ho goduto. Se provo sentimenti dolorosi, è che non ho fatto di più per la mia famiglia, è che sono privo di tutto e che non posso dare a lei o a te alcun segno del mio attaccamento e del mio riconoscimento.
È dunque vero che l'esercizio di tutte le virtù sociali, i servizi importanti resi alla patria, una carriera utilmente impiegata per il progresso delle arti e del sapere umano non bastano a preservarsi da una fine bieca ed evitare di perire colpevoli!
Vi scrivo oggi, perché domani forse non mi sarà più permesso farlo, ed è per me una dolce consolazione prendermi cura di voi e delle persone che mi sono care in questi ultimi tempi. Non dimenticarmi tra coloro che sono interessati a me, che questa lettera sia comune a loro. Questo è probabilmente l'ultimo che ti scriverò".
Lavoisier illustra la sua ipotesi sul processo dell'ossidazione. Attorno a lui: i chimici Guyton de Morveau, Berthollet, i naturalisti Vicq d'Azyr, Lamarck e i matematici Condorcet, Lagrange, Laplace, Monge.
La Régie des poudres et salpêtrés
Un anno prima
A febbraio dell'anno precedente (1793), un nuovo decreto ordinò l'apposizione di sigilli alle carte private dei soci delle diverse società finanziarie.
Fu allora che Lavoisier mosse i primi passi lungo un percorso che lo avrebbe portato alla ghigliottina.
Nel momento stesso in cui il Comitato della Pubblica Istruzione gli affidava l'incarico di organizzare la nuova commissione di pesi e misure, vide arrivare nella sua residenza di boulevard de la Madeleine due delegati del Comitato Rivoluzionario, incaricati di perquisire le sue carte e apporre i sigilli. Erano presenti Romme e Fourcroy, inviati dal Comitato della Pubblica Istruzione per assistere nella perquisizione e dissigillare gli oggetti relativi a pesi e misure di cui Lavoisier era depositario. La ricerca durò due giorni, martedì 10 settembre e mercoledì 11 settembre; Lavoisier protestò con dignità; fece notare che aveva lasciato la Ferme général molto prima che fosse soppressa, che aveva rifiutato il rimborso integrale dei suoi fondi, così che per tre anni non aveva avuto nulla in comune con la sua amministrazione. Aveva poi ricoperto l'incarico di commissario dell'Erario nazionale, di cui aveva costituito l'attuale organismo, senza acconsentire a percepire alcun emolumento; se si era volontariamente dimesso da questo incarico, era per dedicarsi allo studio delle scienze, alle ricerche di pubblica utilità. Non credeva di essere nella classe di coloro sulle cui carte la Convenzione aveva ordinato l'apposizione di sigilli; tuttavia si sottomise a tutte le ricerche che si potessero desiderare; anche lui li rivendicava per la propria soddisfazione.
Parallelamente continuò a proseguire le sue ricerche sulla dilatazione dei metalli per la costruzione del metro standard, si occupò di organizzare la nuova commissione di pesi e misure, e continuò la sua fattiva collaborazione nello studio di consulenza; inoltre doveva completare i suoi conti di gestione come tesoriere dell'Accademia delle Scienze, da poco soppressa.
Tuttavia, la sua dedizione quotidiana agli affari pubblici, i servizi resi alla nazione come membro delle assemblee provinciali e commissario del tesoro nazionale, la gloria che aveva acquisito nelle scienze, lungi dal proteggerlo, contribuirono alla sua perdita.
La sua alta carica alla Ferme général, la direzione dell'arsenale delle polveri e del salnitro, il suo titolo di ex-nobile, di membro dell'ex Accademia delle Scienze, in un momento in cui anche il titolo di scienziato era divenuto sospetto, gli avevano assicurato molti nemici.
A Port Libre (Royal)
Ricercato, Lavoisier sfuggì alla cattura nascondendosi al Louvre, ma considerato vano il gesto, si consegnerà spontaneamente alla Polizia il 28 novembre 1793.
Dapprima fu detenuto nel carcere di Port Libre assieme ad altri trentadue Fermiers, tra cui il suocero.
Il 5 maggio Fouquier-Tinville firmò l'atto d'accusa e ordinò l'immediato trasferimento dei prigionieri alla Conciergerie.
Qualcuno tra i Fermiers, prima del trasferimento, riuscì a procurarsi dell'oppio con l'intenzione di suicidarsi ed evitare le torture.
Lo proposero anche a Lavoisier che si rifiutò "Ucciderci significherebbe assolvere i pazzi che ci mandano là".
La mattina del 7 maggio verrà interrogato.
Era da circa un'ora, la sera del 18 Floréal (7 maggio), che i prigionieri erano stati reintegrati nelle loro stanze alla Congergerie, quando un impiegato, chiamandoli singolarmente per nome, consegnò a ciascuno di loro una copia dell'atto di accusa, in bella calligrafia, di difficile lettura. Tentarono invano di decifrarlo, fu dato loro l'ordine di spegnere la loro luce; dei trentadue Fermiers Generaux imprigionati, ventotto dormirono l'ultima notte: meno di venti ore dopo avrebbero cessato di vivere.
Il processo
Era appena l'alba, questa mattina del 19 floreale anno II (8 maggio), quando tutti i prigionieri furono riuniti all'anagrafe, rigorosamente perquisiti e spogliati di tutto ciò che era stato loro lasciato il giorno prima: orologi e gioielli e nell'elenco degli oggetti consegnati il giorno dopo alla Cancelleria del Tribunale Rivoluzionario si legge: "Più un orologio d'argento che porta il nome di Berthoud, n° 2433, e una piccola chiave d'oro che ha dichiarato di appartenere a Lavoisier, condannato a morte".
Già condannati prima del giudizio, preparati per il patibolo, furono condotti in una stanza attigua all'aula, in numero di trentuno. Uno di loro, Verdun, protetto da Robespierre, era stato portato all'interno della Conciergerie. Fouquier, con un tratto di penna, aveva cancellato il suo nome dall'elenco allegato al decreto del 16 Floréal e lo aveva cancellato dall'atto d'accusa.
Furono introdotti difensori non ufficiali: erano in numero di quattro; fu concesso loro solo un quarto d'ora per conferire con l'accusato su una questione a loro sconosciuta; ben presto ricevettero l'ordine di ritirarsi, il Tribunale era appena entrato in sessione.
Alle ore 10 gli imputati, liberi e senza ferri, dice ironicamente il verbale del processo, furono condotti in aula e presero posto sugli spalti. L'udienza venne presieduta da Coffinhal, vicepresidente del Tribunale, assistito da due giudici, Etienne Foucault e François-Joseph Denizot; ognuno era seduto a un tavolo particolare su cui c'erano una bottiglia e un bicchiere; presso di loro, Gilbert Liendon, sostituto, svolgeva le funzioni di pubblico ministero; l'impiegata era Anne Ducray.
Davanti alla tribuna degli imputati, il banco dei giurati dove sedevano Leroy, già marchese de Montflabert, ora agghindato con il nome di Dix-Août, il parrucchiere Pigeot, il liutaio Renaudin, il gioielliere Klispis, l'acetaio Gravier, Auvray, impiegato nelle diligenze, con Desboisseaux, Thoumin, Garnier, Gemond, Deveze e Ganey.
Di fronte ai giudici, i difensori ufficiosi: Chauveau-Lagarde, Guesde, Guyot e La Fleutrie.
Il difensore di Lavoisier, Sézille, non si presentò all'udienza.
Diversi gendarmi, baionette innestate, circondavano le tribune degli imputati.
Una grande folla assististeva ai dibattiti.
In apertura di udienza, Coffinhal sottopose gli imputati ad un breve interrogatorio, analogo a quello del giorno prima; inoltre chiese a ciascuno se fosse un nobile e cosa avesse fatto dopo la rivoluzione: i giudici stessi si presero la libertà di deridere diverse risposte e di dare ad altre l'interpretazione più crudele e falsa.
Gli interrogatori andarono avanti per un'ora e mezza; la seduta venne sospesa per venti minuti, quando si riprese il processo, l'impiegato lesse l'accusa, poi il vice Liendon pose una domanda che non fu compresa da un imputato.
Sanlot, interpellato dal presidente, rispose che essendo stato solo deputato e avendo lasciato la Ferme da più di dieci anni, non era in grado di rispondere.
Coffinhal si rivolse allora a Saint-Amand: “Vediamo se M. de Saint-Amand, che governava così dispoticamente la Ferme général si troverà in una posizione migliore per rispondere".
Saint-Amand osservò di non aver compreso la domanda posta dal pubblico ministero.
La république n’a pas besoin de savans, il faut que la justice suive son cours!
I deputati erano appena usciti, era l'una, quando Liendon, dopo poche domande insignificanti, pronunciò la sua accusa, piena della retorica violenta e altisonante dell'epoca. Dopo aver ricordato i diversi tipi di estorsioni e appropriazione indebita, dopo averli dimostrati, registra il Bollettino del Tribunale Rivoluzionario, in modo succinto e commovente, concluse che la misura del crimine di questi vampiri era al suo apice, che si chiedeva vendetta, che l'immoralità di questi esseri era impressa nell'opinione pubblica, e che erano gli autori di tutti i mali che da tempo affliggevano la Francia.
Poi furono ascoltati i difensori: vana parvenza di legalità!
Quale poteva essere l'argomentazione di questi quattro difensori che dovevano parlare a nome di ventotto imputati, con i quali avevano potuto confrontarsi appena per un quarto d'ora?
Il Tribunale si disdegnò di prenderne atto, e fu forse allora che Coffinhal pronunciò queste tristemente famose parole: "La repubblica non ha bisogno di studiosi, la giustizia deve fare il suo corso".
Così Coffinhal ebbe l'infamia di accusare, senza alcuna prova, i Fermiers généraux di complicità con lo straniero, crimine degno di morte; inventò nuove accuse di cui né il rapporto di Dupin né l'accusa di Fouquier parlavano e, sprezzante di ogni plausibilità, affermò che gli interessi indebitamente riscossi prima del 1780 avevano privato la nazione delle somme necessarie per la guerra del 1794.
“C'è stato un complotto contro il popolo francese tendente a favorire con ogni mezzo possibile i nemici della Francia, esercitando ogni genere di estorsioni e commozioni sul popolo francese, mescolando il tabacco con acqua e ingredienti nocivi per la salute dei cittadini, trattenendo nelle loro mani fondi che dovevano essere versati nella Tesoreria nazionale, e saccheggiando e depredando con ogni mezzo possibile il popolo e la Tesoreria nazionale, e privando la nazione di somme immense e necessarie per la guerra contro i nemici della Francia".
La giuria dichiarò all'unanimità gli imputati colpevoli.
"Il Tribunale, sentito il pubblico ministero sull'applicazione della legge, condanna i predetti alla pena di morte, a norma dell'articolo 4 del primo comma del titolo I della parte quinta del codice penale, legge che è stata letta, che è così concepita: qualsiasi manovra, qualsiasi intelligenza con i nemici della Francia tendente o a facilitare il loro ingresso nelle dipendenze dell'Impero francese, o a consegnare loro città, fortezze, porti, navi, riviste o arsenali appartenenti alla Francia, sia per fornire loro soccorso in soldati, denaro, viveri o munizioni, sia per promuovere in qualsiasi modo il progresso delle loro armi sul territorio francese o contro le forze terrestri o marittime, sia per scuotere la fedeltà di ufficiali, soldati o altri cittadini verso la nazione francese, saranno puniti con la morte.
Dichiara i beni dei condannati acquisiti dalla Repubblica.
Ordina che, su mandato del pubblico ministero, la presente sentenza sia eseguita entro ventiquattro ore".
Pronunziata la sentenza, i condannati furono ricondotti alla Conciergerie.
Poco dopo i carri si riempirono e si diressero verso Place de la Révolution; in quest'ultima ora quelli che la morte stava per colpire rimasero in silenzio.
Place de la Revolution, 8 maggio 1794 ore 17.00
Vennero giustiziati nell'ordine della loro registrazione nell'atto d'accusa.
Lavoisier vide cadere la testa di Paulze, suo suocero e il suo amico, poi fu giustiziato come quarto.
Tutti affrontarono la morte con dignità, senza debolezze.
Il popolo, lungi dall'insultarli, sembrò piuttosto compatirli.
Erano le cinque, e l'ufficiale giudiziario scriveva, impassibile, il suo verbale di esecuzione: "Mi sono recato alla casa di giustizia del suddetto Tribunale per l'esecuzione della sentenza resa oggi dal Tribunale contro Lavoisier, che lo condanna alla pena di morte, e subito lo consegnai all'esecutore delle sentenze penali e alla gendarmeria, che lo condussero in Place de la Révolution, dove, su un'impalcatura eretta in detto luogo, il detto Lavoisier, in nostra presenza, ha subito la pena di morte".
Di fronte a questa inesorabile marcia degli eventi che, per gradi impercettibili, condussero Lavoisier dalla prigione di Port-Libre al patibolo del 19 Floréal, ci si chiede con angoscia se la devozione di potenti amici non avrebbe potuto conservare questa preziosa esistenza; si cercano responsabilità, e la storia ha il diritto di rimproverare gli uomini di scienza che avevano frequentato Lavoisier, che conoscevano la potenza del suo genio, la nobiltà del suo carattere, la loro inerzia.
Quali passi fecero i suoi vecchi amici, che sedevano alla Montagne e facevano parte del club dei Giacobini, per salvarlo? Era ingiusta Madame Lavoisier, nell'irritazione del suo dolore, nell'accusare gli studiosi della morte del marito, e Lalande pensava a qualche rivale di Lavoisier quando scriveva questa frase crudelmente enigmatica: "Il suo credito, la sua reputazione, la sua fortuna, il posto nel Tesoro gli conferivano una supremazia che usava solo per fare del bene, ma che non mancava di renderlo geloso a molti. Mi piace credere che non abbiano contribuito alla sua caduta".
Mme Lavoisier, così crudelmente colpita, che nello stesso giorno aveva visto perire suo padre, suo marito, i suoi amici più cari, spogliata della sua fortuna, sola, senza parenti (aveva perso il fratello pochi mesi prima), isolata nel suo appartamento di boulevard de la Madeleine, non aveva nemmeno il silenzio e il riposo per misurare l'entità del suo dolore e piangere i suoi morti, doveva ancora sottoporsi alle visite domiciliari.
Tutti i beni di Lavoisier furono confiscati e appartenevano alla nazione, che doveva prenderne possesso; già il 25 Prairial (13 giugno), il farmacista Quinquet aveva denunciato alla Commissione temporanea per le arti che gli oggetti chimici di Lavoisier non erano ancora stati inventariati. Berthollet, Fortin e Charles furono designati per primi, ma fu Nicolas Leblanc che, per la prima volta, redasse un sommario inventario che depositò il 5 Messidor (23 giugno) nell'ufficio della commissione.
Lo stesso giorno la signora Lavoisier era stata arrestata per ordine del Comitato di sicurezza generale e imprigionata nel carcere di custodia cautelare in rue Neuve-des-Capucines, e i sigilli erano stati apposti sui suoi mobili e sui suoi appartamenti privati.
Mme Lavoisier, dopo il 9 termidoro (27 luglio), si rivolse al Comitato rivoluzionario della sua sezione, che rilasciò un attestato favorevole, al Comitato di pubblica sicurezza e al Comitato di sicurezza generale, ottenendo infine la sua liberazione il 30 termidoro (17 agosto 1794).
Non solo tutti i beni del padre e del marito furono confiscati, ma il modesto reddito di 2.000 lire che le rimaneva presto si esaurì a seguito di un nuovo rapporto di Dupin del 3 Vendémiaire Anno III (24 settembre 1794), e fu ridotta , per sopravvivere, accettare l'aiuto di un servo fedele alla sventura, Masselot, che la nutriva con il prodotto del suo lavoro.
Dupin e i revisori continuarono il loro lavoro; Dupin, nella relazione del 3 Vendémiaire, stabilì definitivamente in 130 345 262 lire 12 sol 1 denier i recuperi da esercitarsi sui Fermiers généraux: essendo la nazione in possesso solo di 67 360 090 lire 21 sol 1 denier, ritenne responsabile delle somme ancora dovute le vedove e gli eredi.
Dopo aver ricordato le estorsioni dei Fermiers généraux, lodava lo zelo e il senso civico dei commissari revisori e chiedeva che fossero fissati gli emolumenti che dovevano essere loro concessi per premiarli del loro lavoro.
La nazione si impossessò dei beni dei condannati; a Blois, la contrada fece sequestrare i raccolti di Freschines, sequestrare la terra di Lavoisier acquistata nel 1778, vendere i mobili, confiscare i libri.
A Parigi, la Commissione temporanea per le arti incaricò delegati competenti di redigere inventari e trasportare oggetti ai depositi nazionali. Alcuni inventariarono gli oggetti della chimica, la collezione di mineralogia; altri la biblioteca, tutti con un ordine, una regolarità che testimoniano gli archivi della commissione; l'elenco delle mappe e dei libri di geografia, l'inventario degli strumenti musicali sequestrati e depositati in rue Bergère; un pianoforte di Zimmermann, realizzato nel 1786, valutato 400 lire "trovato a Lavoisier, condannato".
Tutto venne eseguito con una contabilità così rigorosa che Mme Lavoisier potrà in seguito farsi restituire senza difficoltà tutto ciò che le era stato confiscato ingiustamente; gli inventari sono esattamente redatti, tanto che alla biblioteca del castello di Freschines mancheranno solo tre volumi.
L'inventario finale degli oggetti chimici fu affidato a Nicolas Leblanc, lo sfortunato inventore della soda artificiale, su richiesta di Carny, responsabile dell'organizzazione della Scuola Centrale dei Lavori Pubblici (dell'École Polytechnique).
Leblanc vi dedicò quattro sessioni, il 19, 21, 27 e 29 brumaio dell'anno III (9, 11, 17 e 19 novembre 1794), alla presenza di delegati dell'Ente demaniale nazionale e assistito da due esperti, un commerciante e farmacista chimico, e stimò il tutto nella somma di 7 267 lire 16 sol.
Anche la collezione mineralogica fu inventariata il 9 Nivôse; i Comitati paritetici di istruzione e lavori pubblici decisero la condivisione di utensili e oggetti rinvenuti a Lavoisier tra il Museo, l'Agenzia delle Miniere e la Scuola centrale dei lavori pubblici. Questa doveva disporre dell'intera collezione di mineralogia, e doveva condividere con il Museo mercurio e ossido rosso, di cui 12 libbre furono riscosse per la Scuola di Chirurgia.
Tutto questo lavoro fu sprecato: gli oggetti sarebbero stati presto restituiti a Mme Lavoisier. Il 20 frimaire anno III (10 dicembre 1794), le vedove e i figli dei condannati, che la confisca dei loro beni aveva ridotto in miseria, avevano indirizzato una petizione alla Convenzione che decretava di sospendere l'azione degli agenti nazionali fino a che non gli fosse stato presentato il rapporto.
Il 13 Ventôse (3 maggio 1795) la Convenzione decise che i beni mobili sequestrati sarebbero stati restituiti agli eredi del condannato, i sequestri revocati senza indugio e il valore dei beni venduti rimborsato in base e alle condizioni della vendita.
La vendetta di Mme Lavoisier
Il 21 di Messidor (10 luglio 1795) apparve la Denuncia delle vedove e dei figli degli Fermiers généraux contro il rappresentante del popolo Dupin; fu firmato da George Montcloux figlio, Paulze, vedova Lavoisier, Pignon, vedova dell'Aia e Papillon de Sannois; l'ardente M.me Lavoisier sembra essere stata l'ispirazione per questo grido di vendetta, forse l'ha anche scritto, perché nelle sue carte ci sono bozze corrette di sua mano. L'opuscolo è stato distribuito abbondantemente, l'effetto è stato immenso.
Le Moniteur di 19 Thermidor fece eco all'opinione pubblica chiedendo alla Convenzione di aprire un'inchiesta. Dupin si affrettò ad annunciare che si impegnava a rispondere con fatti positivi a questa impalcatura di supposizioni e calunnie. Compito impossibile, i fatti erano costanti.
Non aveva forse rifiutato di ascoltare gli imputati in contraddittorio con i commissari revisori? Non aveva ingannato la Convenzione nascondendole la difesa degli imputati? Con quale diritto aveva chiesto il loro rinvio in Tribunale, quando non adduceva alcun fatto controrivoluzionario contro di loro? Non aveva comunicato il suo rapporto a Fouquier, e il 18 Floréal, il giorno prima del giudizio, non aveva chiesto di fare un inventario degli oggetti lasciati alla Maison des Fermes?
Dupin fu arrestato (22 Messidor Anno III - 13 agosto 1795) e privato del suo mandato di rappresentante del popolo. L'ultimo atto della sua vita politica fu una protesta dove si difese energicamente dall'accusa di furto, tutt'altro che provata.
Rilasciato dopo l'amnistia del 4 brumaio anno IV (26 ottobre 1795), svolse in seguito un modesto impiego alle imposte indirette e morì ignoto intorno al 1820.
Mme Lavoisier, attiva e coraggiosa, si affrettò ad approfittare della legge del 13 Ventôse; Essa chiese senza indugio ed ottenne, nel mese dell'anno germinale IV, la restituzione di mobili, carte, libri, oggetti di laboratorio. Gli ordini di restituzione recano la menzione: "Vedova di Lavoisier, condannato ingiustamente".
Le fu concesso di percepire la sua rendita, e il primo uso che ne fece quest'anima generosa fu per ricompensare con doni di terra i servi che l'avevano seguita e sostenuta nella sfortuna.
Quanto alla liquidazione della Ferme général, fu affidata a una nuova Commissione contabile e si trascinò ancora per parecchi mesi; i sequestri furono dapprima convertiti in semplice ipoteca, che fu definitivamente revocata nel 1806. Un decreto del Consiglio di stato stabilì che i Fermiers généraux, lungi dal dovere alla Nazione 130 milioni, ne fossero creditori per una somma di 8 milioni: nessuno dei loro eredi ha rivendicato la propria quota.
Se a Lavoisier erano venuti meno gli onori funebri, la sua memoria è rimasta fedelmente conservata all'interno di questo Lycée des arts che aveva avuto il coraggio di incoronarlo il giorno prima della sua morte, nelle segrete della Conciergerie. Non appena Dupin fu imprigionato e l'opinione pubblica cominciò a giudicare più favorevolmente i Fermiers généraux, il Lycée des arts pensò di celebrare la memoria dei suoi membri più illustri.
Nella seduta del 30 Vendémiaire anno IV (22 ottobre 1795), Lagrange pronunciò l'elogio funebre di Lavoisier e quello del chirurgo Desault.
Dopo la lettura, due obelischi si ergevano ai lati della scrivania; uno di loro portava il busto di Lavoisier con questa mediocre quartina:
Vittima della tirannia,
Stimato amico delle arti,
Vive ancora di genio
E serve ancora l'umanità.
Mme Lavoisier, tuttavia, si sforzò di rendere al marito il più degno omaggio, pubblicando le sue memorie che aveva cominciato a raccogliere durante la sua prigionia; ma abbiamo perso la grande opera di economia politica che aveva progettato e la Scienza non ha conosciuto le sue nuove ricerche sull'analisi organica, sulla respirazione, sulla nutrizione, sul calore animale, tutto un mondo di scoperte che sta per scaturire dalla sua possente intelligenza.
Ps Marie Ann Paulze si risposò nel 1804 con il fisico Benjamin Thompson.
Insistette per tutta la vita di conservare il cognome del suo primo marito,
dimostrandogli eterna devozione.
Morì improvvisamente nella sua casa di Parigi il 10 febbraio 1836, all'età di 78 anni.
È sepolta nel cimitero di Père Lachaise a Parigi.
Bibliografia
Wikisource La bibliothèque libre Édouard Grimaux. 1887
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