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Immagine del redattoreClaudio Carabelli

I dialoghi celesti tra Galileo e Keplero

Aggiornamento: 11 apr 2023

Non si sono mai incontrati...

Ambedue matematici e copernicani, l'uno tedesco e luterano, l'altro italiano e cattolico.

Keplero non verrà mai in Italia, Galileo non lascerà mai il suo paese.

Ma, indipendentemente dai rari scambi epistolari, ciascuno era ben informato dell'altro.


La vexata quaestio: perché Galileo non accettò mai le traiettorie ellittiche di Keplero?

La possibile risposta a questa domanda, stranamente, non la leggeremo in un saggio di qualche storico della Scienza, ma bensì nel saggio di un critico dell'arte: Erwin Panofsky, con il suo "Galileo critico delle arti", suggerì che l'atteggiamento estetico di Galileo aveva influenzato le sue teorie scientifiche, dando prova di un medesimo orientamento mentale.

"I canoni di bellezza e di ordine che guidano Galileo nelle sue preferenze artistiche e letterarie non sono disgiunti dalle sue propensioni scientifiche.

Il rifiuto di Galileo delle forme ellittiche è l'ossessione per la circolarità, per la forma matematica perfetta".

Entrambi rifiutano la cosmologia tradizionale ma approdano al copernicanesimo a partire da premesse diverse: Keplero dalle proprie radici teologiche, Galileo cercando di sottrarsi, senza riuscirci, al confronto sul terreno metafisico e teologico.


Astronomia precopernicana


"Ci sono alcuni che ... ritengono che ... il cielo sia immobile e la Terra ruoti attorno allo stesso asse da occidente verso oriente, compiendo un giro ogni giorno. ... Ora, per quanto concerne i fenomeni celesti, non c'è forse nulla che si oppone a che la cosa stia secondo questa più semplice congettura; ma sfugge a costoro che, in base a ciò che accade tra noi nell'aria, siffatta tesi non può che apparire del tutto ridicola. Infatti [se la Terra ruotasse], tutti i corpi non appoggiati alla terra appariranno compiere un solo movimento, quello contrario alla Terra, e non si vedrà mai andare verso oriente una nuvola, né nient'altro che voli o sia scagliato".

De caelo Aristotele


Tutti i grandi astronomi dell'Antichità, buon ultimo Tolomeo, cercarono di ricondurre quanto osservato nel cielo a quanto immaginato, calcolato e previsto dalle proprie teorie cosmologiche, ricorrendo a vari balzelli "scientifici" (cerchi deferenti, epicicli) che potessero garantirne la coerenza (nell'animazione la spiegazione del moto retrogrado dei pianeti nel sistema geocentrico).


La potenza del pensiero umano e della sua audacia speculativa


"Io ho in mente che tutto sia incominciato dalle navi. Sempre, a memoria d'uomo, le navi avevano strisciato lungo le coste: ad un tratto se ne allontanarono e si slanciarono fuori, attraversando il mare"

Vita di Galileo Bertold Brecht


Il XVI secolo, e per inciso l'anno 1543, anticipa la Rivoluzione scientifica del '600, mettendo in discussione il sapere degli Antichi, emancipandosi dal principio di autorità, garantendosi la prerogativa del dubbio come strumento di conoscenza. E così facendo aprirà le porte ad un rinnovamento del sapere sia nell'ambito dell'estremamente piccolo, rivoluzionando lo studio dell'anatomia (non della fisiologia, che dovrà attendere Harvey nel secolo successivo) che in quello dell'estremamente grande, rivoluzionando lo studio dell'astronomia.


1543 De humani corporis fabrica Vesalio




1543 De revolutionibus orbium caelestium Copernico


Mathemata mathematicis scribuntur, scriveva il canonico di Tourun per non incorrere nelle ire dei nipoti di Bernardo Gui e della bolla papale Licet ab initio del 1542. Con Copernico l'uomo non è più al centro del mondo e l'Universo non ruota più per lui.


Nell'animazione la spiegazione del moto retrogrado dei pianeti nei due massimi sistemi del mondo.


Gli astronomi dell'Università di Wittenberg intrapresero un progetto di rinnovamento dell'astronomia che si concretizzò con la pubblicazione delle Tabulae Prutenicae (1551), ma questi non fecero altro che inserire i nuovi dati e le nuove e più precise misurazioni celesti all'interno della tradizionale struttura geocentrica del cosmo: ignorarono deliberatamente il Libro I del De revolutionibus di Copernico.



Tycho Brahe, un avversario comune


Keplero, dapprima a Graz e poi a Praga, e Galileo a Padova, furono costretti a fare i conti con le nuove obiezioni fisico-matematiche che l'astronomo danese Tycho Brahe aveva mosso al sistema eliocentrico.

Lo studio delle novae, supernovae e delle comete, considerate come corpi celesti, che venivano viste "bucare" i cieli (gli orbi solidi), convinsero Tycho, a differenza di Copernico, a rinunciare agli orbi solidi, ma non alla distinzione fra mondo celeste e mondo sublunare.

A questo punto si poneva anche per i copernicani un nuovo argomento di indagine: come spiegare il moto dei pianeti, tra cui la pesantissima Terra, senza l'impalcatura che li teneva sospesi?


Tycho, dal proprio Osservatorio di Uraniburg suggerì una nuova ipotesi cosmologica




A quo moventur planetae?


Per Keplero si tratta di ricercare una nuova dinamica celeste, mentre Galileo opta per le ricerche inerziali, convinto del nesso meccanico-cosmologico (le leggi del moto che valgono nel mondo sublunare operano anche in quello celeste).


1596 Mysterium Cosmographicum Keplero



Il predestinato


Keplero è convinto di potere svelare a priori l'ordine razionale che presiede alla costituzione del mondo.

Per l'approfondimento del Mysterium Cosmographicum, scritto a venticinque anni, vedi mio post precedente "Keplero superstar"


"Nella creazione di questo nostro mondo mobile e nella disposizione del cielo, Dio ha guardato a quei cinque corpi regolari..."





"Delle due l'una: o le anime motrici sono tanto più deboli quanto più sono distanti dal Sole, o c'è un'unica forza motrice al centro di tutti gli orbi, cioè nel Sole, che incita con maggiore forza qualsiasi corpo sia ad essa più vicina e si affievolisce in quelli più remoti".

Per il giovane astronomo quindi il Sole, immobile al centro dell'Universo, è la forza motrice, le orbite dei pianeti sono circolari e il loro moto uniforme.


"Ceux donc qui veulent examiner toutes choses avec beaucoup d’exactitude estimeront, puisque le calcul à partir des corps ne correspond pas rigoureusement aux opinions de Copernic et à ses valeurs, que tout non travail n’a été qu’n jeu. Et à moins que je ne résiste là contre, j’aurai perdu ma cause en vertu de ma propre sentence".

Negli ultimi capitoli del Mysterium Keplero investiga le velocità dei pianeti, riflettendo sul fatto che queste siano differenti non solo tra i diversi pianeti ma anche, per uno stesso pianeta, nell’ambito della propria orbita. Causa di questi moti è il Sole, meglio la sua “virtù” (forza motrice).

E questa riflessione finale, per ora ancora in bozza, rappresenta certamente il grande contributo scientifico del Mysterium.


Galileo risponde a Keplero, 4 agosto 1597


In questa lettera Galileo confessa che "già da diversi anni" aderiva alla teoria copernicana perché "muovendo da tale posizione ho scoperto le cause di molti effetti naturali... inesplicabili secondo l'ipotesi corrente".

Ma Galileo è preoccupato del destino delle idee di Copernico e confessa di non aver avuto il coraggio di pubblicare le molte ragioni e confutazioni degli argomenti avversi.

Una nuova concezione dell'Universo era per Galileo inseparabile dalle ricerche di fisica e sul moto; bisognava costruire una nuova fisica: una fisica copernicana, appunto.


Tycho risponde a Keplero nel 1598


"Il Mysterium Cosmographicum è un'opera ingenua e inutile! I dati relativi all'eccentricità delle orbite dei pianeti risultano superati dai valori desunti dalle mie osservazioni compiute negli ultimi trent'anni!".


Praga (1600): alla corte di Rodolfo II


Keplero che dal 1594 si era trasferito a Graz, dopo la nomina a Governatore d'Austria del giovane arciduca Ferdinando, si trova in grande difficoltà: i conflitti con la comunità protestante si acuiscono sensibilmente. I cittadini non cattolici vengono espulsi dai territori austriaci, così come i predicatori e gli insegnanti protestanti.

Keplero si rivolge all'astronomo imperiale, Tycho Brahe, per avere un incarico a Praga e finalmente nell'ottobre del 1600 si trasferisce nella capitale dell'Impero, divenendo collaboratore di Brahe, che nel frattempo sta procedendo alla realizzazione delle nuove tavole celesti che, ultimate, avrebbero sostituito sia le Alfonsine che le Pruteniche.

A Keplero viene richiesto di occuparsi delle anomalie dell'orbita di Marte.

Ma neppure un anno dopo, il 24 ottobre 1601, Tycho Brahe muore.

Il matematico Keplero lo sostituisce come nuovo Astronomo imperiale.


1604 Nova in Ofiuco


La Stella nova del 1604, comparsa nell'ottobre, rimase visibile nel cielo per diciotto mesi. Keplero ne scrisse due anni dopo nel De stella nova, rifiutando di credere che tali fenomeni avessero origine nel mondo sublunare.

Galileo se ne interessa per due motivi: fare chiarezza sulla natura del corpo celeste e, controllandone la parallasse, verificare se il suo studio potesse essere d'aiuto nella conferma del movimento della Terra.

Così come per la supernova del 1572 e per la cometa visibile nel 1577 e ora per questo nuovo corpo celeste, le posizioni di Brahe, Keplero e ora di Galileo non coincidono.


Come argomento del suo corso a Padova Galileo aveva scelto le teoriche dei pianeti: un lavoro di routine che non lo appassionava di certo.

Nel dicembre del 1604, spronato da un interesse pubblico diffuso rispetto al fenomeno, Galileo tiene ben tre lezioni di fronte a 1 000 persone.

La polemica divideva i Peripatetici, favorevoli a credere che il fenomeno avesse origine sublunare (i cieli non possono essere corruttibili) e i tychonici che invece ritenevano che si trattasse di un fenomeno celeste.

Secondo gli storici della Scienza, in primis Stillmann Drake, Galileo era interessato solo ad osservare e dimostrare il luogo e il movimento di quel lume, senza entrare nel merito della spiegazione del fenomeno.

Non fu rilevata alcuna parallasse, per cui qualcuno sostenne che per Galileo la Stella doveva trovarsi nell'Ottavo cielo; sembra che Galileo inizialmente non si riconosca in questa versione. Ma poche settimane dopo conferma questa ipotesi: solo gli Aristotelici continuavano a sostenerne la natura meteorologica (esalazione ardente in aria alta) e quindi sublunare.

Rimanevano aperte due questioni relative alla sua sostanza e la sua generazione.

Tycho Brahe nel Progymnasmata, pubblicato postumo nel 1602, sostenne che le novae si formassero dalla materia eterea della Via Lattea.

Galileo confuta questa ipotesi sostenendo che se così è, non si capisce perché dovrebbero estinguersi: meglio pensare che simili fenomeni celesti siano esalazioni causate dall'evaporazione terrestre.



Galileo però comincia a riflettere sulla possibilità che il movimento in linea retta osservato per la nova possa essere solo apparente e spiegato in alternativa con il moto della Terra!


1606 De stella nova Keplero

Il neo astronomo imperiale è cattedratico.

Le novae sono stelle, immobili e mancanti di parallasse; non sono fiamme bensì corpi; non sono perenni ma sono il risultato di processi di alterazione a cui è sottoposta la "materia celeste"; è possibile che siano prodotte per generazione spontanea, al pari di quanto accade sulla Terra in cui si assiste alla generazione di numerosissimi "animalunculi"; le novae e le stelle ruotano su se stesse per godere del nostro Sole e ciò è causa di scintillazione.

Le conclusioni di Keplero non convincono del tutto Galileo che, pur avendo letto il De stella nova, ritiene insufficiente la spiegazione data: occorreva invece proseguire lungo il cammino delle indagini de motu, le sole che avrebbero consentito di fondare su basi rigorose la nuova cosmologia.


Dio lanciatore dei pianeti!


Nella lettera del 1604 scritta a Paolo Sarti, Galileo enuncia per la prima volta la proporzionalità tra gli spazi percorsi da un mobile e i quadrati dei tempi, partendo però dal falso principio che la velocità di un grave cresca non in rapporto al tempo trascorso dalla quiete bensì allo spazio percorso.

Lo scopo di Galileo è trovare una conferma empirica alle proprie ipotesi cosmologiche.

Ha senso parlare di una zona comune di creazione dell'intero sistema del mondo?

E' possibile calcolare il punto di sublimità da cui Dio ha lasciato cadere i singoli pianeti?

In quale modo, ovvero in quale proporzione cresce la loro velocità durante il periodo di caduta libera, prima cioè di convertirsi in moto circolare uniforme, una volta raggiunto il prestabilito grado di velocità orbitale?

Il tentativo di Galileo, scrive lo storico J. Buttner, è quello di trovare "un punto di origine da cui Saturno fu lasciato cadere e la cui altezza deve essere determinata dai dati astronomici trovati nel libro di Keplero".


1609 Astronomia nova Keplero


Assalto a Marte


"Conduco alla presenza di V. Maestà un prigioniero nobilissimo, catturato da me in una guerra difficile e laboriosa, intrapresa sotto i vostri auspici..."

Astronomia Nova Keplero, 1609


Era dal 1604 che Keplero tentava di offrire una giustificazione fisica al bizzarro moto retrogrado di Marte.

Il suo punto di partenza fu quello di aumentare la precisione nella descrizione dell'orbita della Terra, cosa che fece utilizzando dieci misure di Tycho e due sue.

Scopre così che anche la Terra non si muove con velocità costante: il suo moto è tanto più veloce quanto essa si trova in vicinanza del Sole.

Rifacendosi al tentativo di quadratura del cerchio da parte di Archimede si pone il problema di calcolare l'area di una porzione di orbita, che considera ancora circolare ma con una certa eccentricità, della Terra: da questa osservazione nasce la seconda legge di Keplero, secondo la quale il raggio vettore descrive aree eguali in tempi eguali.

La velocità non è quindi costante.

Trovata un'orbita della Terra più corretta, Keplero torna a quella di Marte.

Se l'orbita fosse un cerchio con tre posizioni del pianeta rosso sarebbe stato in grado di ricavarla in maniera univoca: ottiene così l'equazione di una circonferenza; ma quando sostituiva un solo dato con un'altra misura, otteneva un'orbita differente!

Ma Keplero ha già buttato alle spalle il dogma del moto circolare uniforme e armatosi di pazienza calcolando nuove equazioni e confrontando successivamente queste orbite con l'osservazione ottiene una descrizione matematicamente corretta, fisicamente sensata e in accordo con i dati sperimentali: è finalmente approdato all'ellisse!


Riassumendo:

Le orbite dei pianeti sono ellittiche

Il movimento dei pianeti non è uniforme

Il Sole è fonte di virtù motrice, quasi magnetica


L'Astronomia nova verrà però pubblicata solo nel 1609.


L'ultima opera di Keplero era un'opera unica nel suo genere, in gran parte illeggibile anche a molti matematici a lui contemporanei, ma mai avrebbe sospettato che questa sua ultima fatica venisse oscurata in breve tempo da altre sconvolgenti novità.


1610 Sidereus nuncius Galileo




Grazie al cannocchiale ricevuto in dono e alle modifiche apportate, puntatolo verso il cielo Galileo fa scoperte sensazionali che relegano nel passato tutti i contributi pregressi.

Il Sidereus è un'opera dirompente, un vero e proprio report scientifico nel quale si conferma con l'osservazione diretta che:

la Via Lattea è una congerie di stelle

la Luna non è una sfera di cristallo perfetta, ma presenta catene montuose come la Terra

il pianeta Giove è affiancato da quattro satelliti (Stelle medicee), il che consente a Galileo di affermare che non esiste un unico centro ma innumerevoli centri (centro di gravità e centro del mondo)


Immagine tratta dal Sidereus Nuncius e ricostruzione storica eseguita con software Stellarium


Il Sidereus Nuncius fu stampato a Venezia, con dedica al Granduca di Toscana Cosimo II: si prospetta il trasferimento a Firenze, come matematico primario del Granduca e titolare della cattedra di matematica allo studio di Pisa, senz'obbligo di residenza.


Le osservazioni di Galileo furono accolte dai colleghi con comprensibile scetticismo, per questo motivo ora era proprio Galileo a cercare il sostegno di Keplero, il quale dopo aver ricevuto e letto il Nuncius, pur criticando Galileo per non essergli stato debitore, si schierò apertamente a favore dello scritto galileiano, riconoscendo che i nuovi corpi celesti, scoperti attorno a Giove, dovevano essere satelliti del pianeta gigante e non nuovi pianeti osservati (quindi la sua filosofia celeste che si giustificava con l'esistenza di soli sei pianeti ne veniva confermata).

Tutto questo venne esposto da Keplero nella sua Dissertatio.

Furono necessari quattro mesi prima che Galileo ringraziasse Keplero.

Nel frattempo Galileo aveva osservato le fasi di Venere: un risultato prezioso nel distruggere l'immagine geocentrica del cosmo e aveva brevettato la propria scoperta diffondendo in tutta Europa, secondo l'uso del tempo, un anagramma, la cui soluzione custodiva la chiave delle proprie osservazioni.



L'anno successivo Keplero pubblica Dioptricae riaffermando il nucleo centrale del suo progetto pitagorico-copernicano e sottolineando come secondo lui l'osservazione, da sola, non è sufficiente a dimostrare il sistema copernicano.

Galileo non lo accetterà mai e proseguirà un proprio originale progetto cosmologico.

Gelo fra i due!



Nel 1612 Rodolfo II abdica


Si apre una nuova stagione politica nella quale la relativa stabilità "sociale e religiosa" che aveva caratterizzato la Praga di Rodolfo II viene meno e ciò inciderà profondamente anche nella vita privata di Keplero.

Intanto nel 1613 Galileo da alle stampe L'Istoria e dimostrazioni intorno alle macchie solari che è il primo grande testo di filosofia galileiana. Divenne evidente anche a Keplero che lo scienziato italiano, non più e non solo "osservatore" dei cieli, non sarebbe mai potuto diventare il fedele collaboratore di cui Keplero aveva bisogno.

Per entrambi gli astronomi le macchie solari sono nuvole di fumo e fuoco simili alle nubi terrestri, riferite ad un Sole che è sferico e ruota su sé stesso con un moto quantificabile in 26/28 giorni.

Questo moto per Galileo non è dovuto ad alcuna anima motrice; la sua argomentazione è puramente meccanica: "E però, rimossi tutti gli impedimenti esterni, un grave nella superficie sferica e concentrica alla Terra sarà indifferente alla quiete ed a i movimenti verso qualunque parte dell'orizzonte, ed in quello stato si conserverà nel qual una volta sarà stato posto; cioè se sarà messo in stato di quiete, quello conserverà, e se sarà posto in movimento, verbi gratia verso occidente, nell'inteso si manterrà".

E' la prima formulazione del principio di inerzia circolare.



Per Galileo queste nuvole hanno origine dai pianeti e per ascensione retta raggiungono il Sole alimentandolo con continuità. Si fa strada l'idea della luce come materia corpuscolare, idea che non rappresenterà la riflessione di Keplero, per il quale la luce è un corpo, una superficie geometrica che si irradia dal Sole all'istante.

Galileo confuta questa idea con un esperimento svolto tra Firenze e Fiesole che lo porta a concludere come, pur riconoscendone l'elevata velocità, la luce non si propaga istantaneamente.


1616 Condanna di Copernico e primo processo a Galileo


«Noi Roberto cardinale Bellarmino, havendo inteso che il sig. Galileo Galilei sia calunniato o imputato di havere abiurato in mano nostra, et anco di essere stato per ciò penitenziato di penitenzie salutari, et essendo ricercati della verità, diciamo che il suddetto sig. Galileo non ha abiurato in mano nostra né di altri qua in Roma, né meno in altro luogo che noi sappiamo, alcuna sua opinione o dottrina, né manco ha ricevuto penitenzie salutari né d'altra sorte, ma solo gli è stata denunziata la dichiarazione fatta da Nostro Signore [Paolo V] pubblicata dalla Sacra Congregazione dell'Indice, nella quale si contiene che la dottrina attribuita al Copernico, che la terra si muova intorno al sole e che il sole stia nel centro del mondo senza muoversi da oriente ad occidente, sia contraria alle Sacre Scritture, e però non si possa difendere né tenere. Et in fede di ciò habbiamo scritta e sottoscritta la presente di nostra propria mano, questo dì 26 di maggio 1616. Il medesimo di sopra, Roberto cardinale Bellarmino»


La notizia della "guerra" contro Copernico, avviata con la condanna del De revolutionibus nel marzo del 1616, giunse a Keplero inaspettata. Mentre iniziava a scrivere l'Harmonices mundi che sarà pubblicato nel 1619 l'astronomo imperiale guardava alla Gran Bretagna e al suo Re Giacomi I, al quale dedicò l'ultimo suo saggio astronomico, forse come possibile destinazione futura.


Alla fine del 1618 e nei primi mesi del 1619 furono osservate ben tre comete.

Nel corso dello stesso anno Galileo scrive il Discorso delle comete.

Varie ipotesi sono allo studio di Galileo:

che le comete, al pari dei vapori nutrimento del Sole e da cui hanno origine le macchie, sono generate da fumi e vapori che dall'atmosfera ascendono fino alle più alte zone celesti

che le comete non sono dunque corpi densi e duri come i pianeti ma fenomeni ottici, immagini riflesse di tali vapori; e di conseguenza, a differenza dei pianeti, non assoggettabile al calcolo della parallasse.

Galileo conferma le sue congetture; forse non poteva farne a meno: attribuire alle comete lo status di corpo materiale, lo avrebbe avvicinato a Keplero, ma accogliere l'ipotesi del moto retto delle comete avanzata da Keplero era incompatibile con la legge universale del moto inerziale su cui si fondava l'intero suo progetto di una nuova fisica e cosmologia copernicana.



1618 Harmonices mundi Keplero


L'Harmonices mundi è l'espressione di un progetto universale, con il quale Keplero intende mostrare come le leggi dell'Armonia si possono scorgere ovunque nel cosmo.

Dal tentativo di costruire un modello coerente dell'universo, fondato sulle regole dell'Armonia, nasce la terza legge di Keplero.

L'Harmonices mundi è suddiviso in cinque libri e fin dalle prime pagine Keplero sostiene che il linguaggio più corretto nell'analisi dei problemi relativi alla musica è quello geometrico.

Un Dio che era Armonia doveva avere creato con un ben preciso ordine non soltanto il sistema musicale, bensì altri sistemi, tutti governati dalla stessa regolarità.

Keplero si proponeva di rintracciare, nel moto dei pianeti, le stesse proporzionalità già rilevate negli intervalli musicali consonanti.

Intuisce che le relazioni tra i pianeti non sono da ricercarsi utilizzando le distanze, bensì le velocità, calcolate rispetto al Sole nei punti estremi dell'afelio e perielio.

Divenne quasi inevitabile rintracciare una relazione armonica tra raggi medi e velocità (e quindi periodi di rivoluzione).


Avendo verificato che non si trattava di una relazione lineare, cerca la relazione quadratica: se la dipendenza lineare però difettava in un senso, quella quadratica era eccessiva nell'altro. Calcolo e osservazione non coincidevano.

E' a questo punto che si fa avanti l'idea di un esponente frazionario.





1622 Epitome astronomiae copernicanae Keplero


Nell'Epitome che venne stampata nel 1622 Keplero porterà a sistema i suoi studi; le novità introdotte ai tempi dello studio su Marte, qui vengono generalizzate a tutti i pianeti e le varie scoperte vengono riproposte in maniera organica, sia dal punto di vista matematico e fisico che da quello teologico e filosofico.


1623 Papa Urbano VIII e il Saggiatore Galileo



L'elezione di Papa Urbano VIII aveva creato un clima di fiducia a Firenze nel gruppo galileiano e anche l'ultima fatica di Galileo, il Saggiatore (nel quale il matematico toscano introduceva il suo metodo sperimentale), stava riscuotendo un buon successo; questi fatti convincono Galileo che non è più il tempo degli indugi e che un sodalizio fra nuova filosofia astronomica e politica sia all'orizzonte.

Tale convinzione svanirà nel giro di due anni.


1627 Tavole Rudolfine Keplero




E' l'ultima grande opera della maturità di Keplero, in esse si trovano le coordinate delle 777 stelle catalogate da Tycho Brahe e le 228 catalogate da Keplero stesso.

Erano le prime ad essere "incorniciate" nel nuovo modello di sistema solare di Keplero e per oltre un secolo furono il testo di riferimento per astronomi, astrologi, navigatori.

Nonostante il finanziamento imperiale, Keplero aveva dovuto provvedere a proprie spese alla stampa.

Ma gli eredi di Tycho non accettarono che il sistema di Tycho fosse abbandonato per privilegiare quello kepleriano. Lo accusarono di ingratitudine e ne seguì una lunga disputa.

Intanto a Praga venne chiesto a Keplero di convertirsi al Cattolicesimo: pur disponibile al battesimo Keplero non concepiva come una confessione potesse ritenersi superiore a tutte le altre.

Dovette quindi abbandonare Praga per Ratisbona dove morì il 15 novembre 1630.



1632 Dialogo sopra i massimi sistemi del mondo Galileo


Quando uscì il Dialogo Keplero era morto da poco più di un anno.

Mentre in Keplero il modo di conoscere il mondo è inseparabile dall'idea di rivelazione divina e di salvezza e quindi coglierne l'essenza significa conoscere il complessivo disegno divino della creazione (il mondo di Keplero è a tutti gli effetti, un mondo per l'uomo), per Galileo il Dialogo è un libro da leggere riga per riga, pagina dopo pagina.

Galileo tenta di dimostrare la verità fisica del sistema copernicano, contro quello aristotelico-tolemaico, definendo la struttura del mondo e del reale sulla base dell’esperienza e dei modelli matematici.



Sia Keplero che Galileo miravano a presentare una nuova cosmologia, ma i loro progetti erano tra loro inconciliabili per ragioni complesse.

A Ragensburger, il 17 novembre 1630, una grande folla partecipò ai funerali. Personalità illustri del mondo politico e diplomatico presero parte alla cerimonia.

Dodici anni dopo, l'8 gennaio 1642, moriva l'altro fondatore della scienza moderna: le sue spoglie non furono esposte con solenni celebrazioni né venne tenuta alcuna orazione funebre.



Dedicato al prof. Franco Bellingeri



Bibliografia


Johannes Kepler Le secret du monde (Mysterium cosmographicum).

Ed. Gallimard, 1993


Massimo Bucciantini Galileo e Keplero. Filosofia, cosmologia e teologia nell’Età della Controriforma.

Einaudi, 2003


Erwin Panofsky Galileo as a Critic of The Arts.

Aabscondita, 2008


Gabriele Uggias Keplero e la musica. Dottorato di ricerca

Alma Mater Studiorum 2015


Anna Maria Lombardi Keplero (collana I grandi della Scienza) .

Le Scienze, 2000.


Nicolò Copernico De revolutionibus orbium caelestium

Einaudi, 1975


Galileo Galilei Sidereus nuncius

Sansoni Firenze, 1948


Galileo Galilei Il Saggiatore (Opere)

Riccardo Ricciardi Editore, 1953


Galileo Galilei Dialogo sopra i massimi sistemi del mondo

Einaudi Editore, 1970


Stillman Drake Galileo, Una biografia scientifica

Il Mulino


Thomas S. Kuhn La struttura delle rivoluzioni scientifiche

Einaudi, 1995


Bertolt Brecht Vita di Galileo

Einaudi, 1963


Margaret C. Jacob Il significato culturale della rivoluzione scientifica

Einaudi, 1992












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